Reprint – Quegli eoliani della Sciacca Avenue

TUNCURRY (AUSTRALIA) – Lipari e l’Australia. Due mondi lontani, tenuti insieme dalla rotta delle navi piene di emigranti in cerca di fortuna. Una di queste navi, ”Oraya”, nel 1889 portò Filippo Sciacca e sua moglie Maria Fazio, nati a Lipari una trentina d’anni prima, all’altro capo del mondo, in una regione dell’Australia dominata dal Lago Wallis e da un sistema ramificato di affluenti.

Avevano lasciato il Mediterraneo per trovare altre acque, sulle quali finirono per costruire la propria fortuna, personale e familiare. I metodi di pesca in uso nel Mediterraneo si impongono, grazie a Filippo, in quell’angolo di mondo. Con l’aiuto dei figli più grandi (ne aveva avuti cinque a Lipari e se ne aggiungeranno altrettanti dopo la partenza per l’Australia), comincia la sua avventura di pescatore-venditore lungo le rive dei fiumi del New South Wales e al porto di Sidney. Forma un vero e proprio equipaggio, composto per lo più da altri emigrati italiani, a cui dà alloggio nella sua casa di Tuncurry, in una sorta di grande dormitorio.

Qui riesce anche ad acquistare un appezzamento di terreno, nel quale ricreare un angolo della campagna siciliana, con ortaggi, alberi da frutto e viti. Sette anni dopo la nave “Jeira” porta in Australia anche il cognato di Filippo, Vincenzo Fazio, che entra in società con lui e sposa una ragazza del luogo. Sono tempi duri, di rovesci economici improvvisi. Tuncurry non era ben collegata a Sidney, e questo significava, spesso, dover ributtare in acqua il carico pescato e tornare a casa a mani vuote. Finchè anche a Tuncurry non arrivò la ferrovia.
Correva l’anno 1910. Vincenzo Fazio, intanto, crea una ditta di trasporti, che consente rapidi collegamenti fra Tuncurry e il mercato del pesce di Sidney. Gli affari vanno a gonfie vele per le famiglie Fazio e Sciacca, e la loro affinità elettiva con il mondo acquatico assume colori quasi leggendari: si racconta ancor oggi che l’equipaggio di Filippo e Vincenzo avrebbe catturato il più grande pesce sega che si sia mai visto da quelle parti. Questo pesce rimase appeso per molti anni all’esterno della casa di Tuncurry. Un’altra volta l’equipaggio si rese protagonista di un’eccezionale battuta di pesca, durante la quale il carico delle reti fu tanto abbondante da far rischiare che l’imbarcazione si capovolgesse. Intanto arriva il tempo delle prime barche a motore e Filippo si prepara a lasciare l’attività ai figli. Vincent e Antonio Sciacca fiutano nuove possibilità di affari: nasce nel 1923 l’originale Sciacca Brother’s Oysters, una società di coltivazione e vendita di ostriche, che a partire dal 1930 fu gestita solo da Vincent. Sposatosi con Molly Henze, Vincent ebbe quattro figli, di cui due, Maurice e Max, si occupano ancor oggi della Sciacca Brother’s Oysters.

Durante gli anni della Depressione mandò avanti la società, con la collaborazione di altri parenti, i Carnemolla, approdati in Australia dall’Italia. Dopo la rottura col fratello, Vincent si trasferì a Sidney con la moglie, dal 1936 al 1939, pur continuando a gestire personalmente la società. Tornò poi a Tuncurry, dove rimase fino alla morte, avvenuta nel 1975. Quell’angolo di Australia non ha dimenticato questa gente.

La Sciacca Avenue, a Tuncurry, trasmette il ricordo dei primi emigranti, che hanno donato all’Australia il loro amore per il mare, traducendolo in sapienti tecniche.
Maria Lenzo

Pubblicato per la prima volta on 29-01-2003