A Sciacca desolazione e degrado: con la stagione turistica alle porte.

SCIACCA (AG) – Non basta la volontà di pochi : i pochi che la volontà ce l’hanno a Sciacca fanno grandi cose e realizzano grandi imprese.
Chi non ha attività da avviare nè il pallino degli affari si lamenta: perchè Sciacca non è ciò che potrebbe essere.Ma non basta la buona volontà individuale contro la cattiva amministrazione. Che lascia all’incuria e al degrado uno dei luoghi “storici” delle passeggiate saccensi: lo Stazzone…

Negli anni ’60 era una perla. Allora il mare non era inquinato ed era regno di mamme e bimbetti oggi miei coetanei.
Il ricordo è nitido, anche se pochi mesi prima Sciacca era stata scossa profondamente da un terremoto terrificante: o forse il ricordo è tanto nitido proprio in virtù di quell’avvenimento traumatico.
Fattostà che lo Stazzone era la località balneare per eccellenza, punteggiato di piccole case su un lato e da un bel lungomare sul lato opposto.
In centro campeggiava un ristorante storico che, per fortuna, è ancora li e che non è cambiato.
Per il resto è cambiato tutto.
Il mare in quella zona è impraticabile: resta bello da guardare ma è inibito alla balneazione.
Pazienza: cose del genere capitano nelle migliori località balneari.
Ma ai saccensi lo Stazzone piace. Piace perchè è ampio, perchè l’aria è gradevole, perchè il mare resta spettacolare da guardare, perchè tra le bancarelle traboccanti miriadi di colori è bello passeggiare, curiosare, fare qualche piccolo affare sotto forma di un foulard o di un paio di occhiali da sole.
La vita di un paese è anche questa: un posto in cui passeggiare tranquillamente gustando un gelato.
Singolare la storia dello Stazzone, singolare davvero : le casette addossate l’una all’altra sono rimaste li, moltissime di loro mai neppure sfiorate da una mano di colore che ne rinfrescasse la facciata divorata dalla salsedine. Altre sono state bonificate. Il ristorante dalla suggestiva forma a barca è rimasto li ed accanto è sorto un parco giochi per bambini bene attrezzato e con moquette verde in stile “finto prato all’ inglese”.
Poi, lungo la passeggiata che conduce fino alla “Marina” e all’attracco riservato alla prestigiosa Lega Navale ed ai suoi ancor più prestigiosi soci, sono sorti uno dopo l’altro locali di intrattenimento: bar, pub, internet points, un grande supermercato ben fornito, un altro ristorante dalle sorti alterne, bowling, creperie, gelaterie,drinkerie e chi più ne ha più ne metta. Iniziative private : tutte iniziative private.
Più avanti ancora, subito dopo lo slargo da cui si gode una vista mozzafiato della città di Sciacca protesa verso il mare e subito dopo l’edificio in bel blu della Capitaneria di Porto, ristoranti di “grido” dai menu raffinati e dai conti adeguati alle portate di alto livello, negozi e negozietti di varia mercanzia ed un piccolo gioiello che riduttivamente è denominato “Bed and Breakfast” ma che è molto più di tanto. Iniziative private di gente che ama la propria città.
Ma la mala amministrazione non riesce a non trapelare da sotto il make up attento ed amorevole che i saccensi applicano al viso della loro città.
E cosi’, quella bella passeggiata a mare e verso tutti questi locali di cui sopra, è degradata in modo a dir poco indecente.
Marciapiedi dissestato e parzialmente trascinato a mare da mareggiate ed incuria: pericoloso, volendo, visto che si rischia di incespicare sugli smottamenti ad ogni passo. Resta li così com’è: sbilenco ed indecoroso.
Le ringhiere che delimitano il marciapiedi separandolo dalla battigia hanno l’aspetto di elementi appartenenti ad una città fantasma: gli elementi in cemento cadono a pezzi e le parti metalliche sono asfissiate dalla ruggine di decenni. Avvallamenti, crepe, smottamenti e poi le piante…. Tante palme, della varietà Canariensis: tra le più robuste e resistenti. Tutte morte: secche, divelte, violate. Mai rimpiazzate e mai curate in primo luogo. I loro box che le contenevano nei tempi del loro massimo rigoglio trasformati in cestini per la spazzatura traboccanti ogni sorta di pattume.
Il saccense non merita questo. Soprattutto non meritano questo le migliaia di turisti che affollano Sciacca già dal mese di aprile. Non lo meritano i saccensi, che quei turisti non li vedranno tornare.
Mi piacerebbe fare i conti in tasca agli amministratori locali e capire dove finiscono i soldi dei saccensi: un ponte di cui un pilastro era pericolante è chiuso da tre anni ed obbliga a deviazioni estenuanti e lunghe. Un altro ponte chiude a scadenze cicliche: si danneggia sempre lo stesso pilastro. La strada verso il mare che conduce a Capo San Marco è vessata da un semaforo per il senso unico alternato a causa di una frana che si è verificata otto ( si, otto…) mesi fa: e lungo quella strada insistono decine e decine di ville molte delle quali di lusso, molte delle quali di proprietà di ” forestieri”. Ma la frana resta li, come il pattume intorno alle palme morte dello Stazzone, come ai blocchetti di cemento delle ringhiere sul marciapiedi, come il ponte chiuso, come le inferriate divorate dalla ruggine.
Vorrei proprio sapere dove finiscono gli investimenti e verso dove vengono canalizzate le risorse e cosa fa l’amministrazione comunale per garantire ad una città termale ( scusate se è poco…) il decoro che merita. Quanto costa rimpiazzare una decina di palme? Poche centinaia di euro. Quanto costa risistemare la pavimentazione della passeggiata dello Stazzone? Poche migliaia di euro. Quanto costa risistemare un’inferriata? Non ne ho idea, ma suppongo sia un’inezia a fronte dei milioni di euro mal spesi da tutte le male amminsitrazioni del mondo. E sistemare bidoni per i rifiuti? Uno scherzo.. Occuparsi della sicurezza pubblica ripristinando una strada franata a densissima percorrenza? Costi quel che costi va fatto e subito: otto mesi sono buoni per fare un figlio, ma sono patologici per bonificare una frana.
Ebbe a suo tempo pochissime risposte l’ex sindaco del comune termale, Cucchiara, che invece enfatizzò la grande portata folkloristica ed economica del Carnevale. Mi toccherà tentare un’altra carta con il nuovo primo cittadino, Turturici: magari ha qualche risposta nel cassetto ed aspetta soltanto che qualcuno gli ricordi di tirarla fuori.
Non si sa mai : a me, inguaribile ottimista, piace tanto pensarlo.

Alessandra Verzera

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