Umberto Palino, l’uomo che materializzò il “sogno eoliano”

Vederlo fare le ore piccole alla “Nassa” (la discoteca dell’epoca, punto di ritrovo dei giovani) era normale. Ancor di più vederlo in compagnia di una nuova conquista ogni sera diversa. Francese o tedesca che fosse, poco importava. «Ma papà aveva un chiodo fisso: costruire case per affittarle ai turisti nel periodo estivo – prosegue Antonietta – acquistò la prima, su due piani con il tipico patio eoliano: era il 1960 e la pagò 500mila lire. Da qui ne seguirono altre, che pian piano divennero il principale business dell’isola».

Intanto Antonietta cresceva, ma la figura ingombrante di Palino rendeva difficile qualunque tentativo di approccio. «Una volta lo chiamai papà in pubblico e lui mi mollò un ceffone – ricorda Antonietta Palino – avevo appena quattro anni. Finché la mamma decise di partire per l’Australia: era il 2 ottobre del 1967: eravamo povere – spiega – e tentammo la fortuna oltreoceano, come molti nostri conterranei. Intanto continuava l’ascesa immobiliare di papà, che ultimata “casa Fornello” (é uso dell’isola dare un nome ad ogni casa) dovette fare i conti con la morte della moglie”.Riuscì a farsi ricevere dalla figlia e cominciarono intanto a conoscersi. Poi Palino rientrò sulla sua isola e si concesse un viaggio. Destinazione : Santo Domingo. Aveva 59 anni e senza smentirsi rientrò a Stromboli in compagnia di una bellissima ragazza di vent’anni. Dalla quale ebbe un bel bimbo di nome Antonio. La giovane Rosa, questo il nome,della sudamericana mirava al matrimonio, ma tra una vicissitudine e l’altra finì per uscire dalle grazie di Palino.
Oggi Palino ha 73 anni e qualche acciacco. Antonietta, che è rientrata in Italia dopo 22 anni di assenza, si occupa di lui. E dei suoi affari. E’ felice perché ha ritrovato un padre che ha fiducia in lei. Dopo tante delusioni

Raffaella Schirò