Messina, Il caso Giunta: se la passione per la numistatica è reato

MESSINA – Le cinque del mattino. Suona il campanello dell’abitazione e studio-professionale di Luciano Giunta, 43 anni, di professione avvocato, una gioventù trascorsa con i “Canterini peloritani”. L’avvocato scruta assonnato attraverso lo spioncino della porta, non si vede nessuno. Una voce decisa chiede di aprire: “Guardia di Finanza, abbiamo un mandato”, avverte. Qualche attimo ancora di stupore e Giunta fa scorrere la serratura.

Così, alle prime luci dell’alba del 23 giugno del 1986 inizia per il legale messinese una curiosa vicenda giudiziaria che, a distanza di sette anni, non sembra trovare ancora la parola fine.

Gli agenti della Guardia di Finanza avevano in mano un’ordinanza del Pubblico Ministero della Procura della Repubblica di Siracusa: con l’atto veniva disposta la perquisizione domiciliare nell’abitazione dell’avvocato Giunta, sospettato di avere avuto rapporti di natura illecita con Cosimo Fazio, imputato di associazione per delinquere finalizzata al traffico degli stupefacenti.

In pochi minuti tutti i locali (6 vani) venivano messi a soqquadro. La mamma dell’avvocato, allora gravemente ammalata, assisteva preoccupata all’operazione di polizia giudiziaria. Alla fine gli agenti trovano qualcosa: 94 monete, di valore numismatico ed affettivo per Giunta, ma oggetti appartenenti al patrimonio artistico ed archeologico dello Stato, per i finanzieri.

L’avvocato ricorre subito al Tribunale della Libertà, fa presente che le monete erano per la maggior parte straniere, e di conio legale quelle italiane. Sempre secondo le affermazioni di Giunta, buona parte della valuta faceva parte di una donazione dello zio avvocato, deceduto nel 1968.

Il resto erano ricordini dei numerosi viaggi al seguito del gruppo folcloristico “I Canterini Peloritani”. Inutile anche il tentativo di Giunta di contattare il Pubblico Ministero di Siracusa, per chiarire l’equivoco. “Non c’è nulla da chiarire, ci vediamo in Tribunale”, ha tagliato corto al telefono. Ma intanto il Tribunale della Libertà dava ragione all’avvocato messinese, revocando la convalida del sequestro. Il “Pm” si appellava a tale decisione con dichiarazione di ricorso per cassazione.

Due mesi dopo, il 6 ottobre 1986, il Tribunale penale di Siracusa dava ancora una volta torto alla pubblica accusa, perché non aveva prodotto elementi sufficienti a sostegno dell’impugnazione dell’ordinanza del Tribunale della libertà.

Quindi Luciano Giunta poteva rientrare in possesso delle sue monete ma, a distanza di sette anni, queste sono ancora in un cassetto della Procura di Siracusa.

Un equivoco giudiziario che ha danneggiato comunque l’immagine di un noto professionista che, tra le altre cose, non ha mai conosciuto quel Cosimo Fazio di Siracusa, accusa-to anche di traffico illecito di materiale archeologico.

Ne si riesce a comprendere come le indagini possano aver condotto gli inquirenti da Siracusa a Messina. In quella città, tra le altre cose, pare che esista un omonimo di Luciano Giunta, che ha avuto problemi con la giustizia.

Tornando alle monete, delle quali sembrano perse ormai le tracce, adesso il Tribunale di Messina dovrà esprimersi perché, nel frattempo, l’avvocato messinese ha citato il Ministero di Grazia e Giustizia per danni, chiedendo 50 milioni di risarcimento.

1993 – Francesco Venuto