Salice, un villaggio in musica

MESSINA – Novecentocinquanta abitanti, più donne che uomini, quindici chilometri distante da Messina, appena tre dalla riviera tirrenica, è il secondo abitato per consistenza demografica dopo Gesso, con il quale condivide l’appartenenza al Tredicesimo quartiere.

E’ il villaggio di Salice: alto poco più di 250 metri sul livello del mare, è un centro carico di storia (le prime fonti storiografiche scritte riguardanti il villaggio risalgono al 1134) eppure …”eppure oggi siamo considerati semplicemente la periferia di Messina, e siamo sulla strada del non ritorno – afferma Benedetto Cardullo, 34 anni –

Questa situazione ci penalizza poiché culturalmente stiamo diventando sempre di più isole e non un punto di aggregazione. Una volta c’era la mentalità agricola che in qualche modo proteggeva l’ambiente però permetteva nuovi inserimenti che potevano dare benefici in una visione comunitaria. Il nuovo processo in cui si è incardinata Salice è di degrado e di progressiva perdita d’identità, causati prevalentemente da una mancanza di progettualità globale, da una certa lontananza dal centro amministrativo, con la conseguenza che ognuno va per conto suo e la cementificazione è un dato di fatto”.

Quindi il problema è anche quello di coniugare le esigenze di una società locale profondamente cambiata e la realtà del villaggio stesso, immerso comunque nel verde e con un centro storico di particolare pregio che è già stato involgarito dalla speculazione edilizia: “Adesso che iniziano le prime piogge, ad esempio, cominciano i problemi di raccolta delle acque bianche – afferma Lorenzo Rizzotti, 34 anni, consigliere del Tredicesimo quartiere – Perché le vecchie saie (gli impianti mediante i quali venivano raccolte le acque) nelle campagne sono scomparse, per cui l’acqua piovana si riversa con violenza nel centro abitato con i disagi che si possono immaginare”. La situazione non migliora spostando l’attenzione sulla rete fognante: ” In alcuni punti, a causa del malfunzionamento degli impianti di sollevamento, le acque nere spesso scorrono a cielo aperto e finiscono a mare senza trattamento poiché non passano dal depuratore di Santo Saba”, afferma Giovanni Spartà, consigliere di quartiere. Poi Spartà indica una frana a pochi passi dall’unico bar del paese: “Vede, lì c’era un camminamento che serviva ai contadini per raggiungere i poderi. La frana l’ha ostruito; nessuno dopo parecchio tempo si è preso la briga di ripristinarlo. Questo per dimostrarle qual è l’attenzione dell’amministrazione comunale verso le particolari problematiche del nostro villaggio”.

Da una casa di via Principe Umberto si affaccia Nicola Feminò, 64 anni, si è sempre impegnato per il villaggio e al suo interessamento si deve la realizzazione del serbatoio dell’acqua sufficiente per le esigenze del paese; prima era un ridicolo vascone. Feminò segnala una cosa in particolare: “Questa è la strada principale del villaggio ed è anche la nostra croce: d’estate con l’aumento del traffico veicolare siamo costretti ad assistere ai numerosi ingorghi causati dalla strettoia nei pressi della chiesa madre. Il problema si può risolvere agevolmente realizzando la variante prevista nel Prg; si può agire nell’immediato istituendo un servizio di regolazione del traffico mediante semafori”.

La via Principe Umberto è stata rattoppata di recente: la pece per riempire le buche l’hanno sistemata quast’estate i componenti del locale gruppo bandistico. Erano stanchi di aspettare l’intervento del comune, quindi hanno messo mano al portafogli e alle loro capacità di cantonieri. Succede anche questo in un villaggio che ha tre chiese e nemmeno un prete: il sacerdote è a prestito dalla vicina Castanea, mentre tra breve sarà inaugurata una chiesa settecentesca posta all’ingresso dell’abitato. Della Curia è anche l’unico locale dove potersi riunire, e serve anche per le prove della banda di Salice.

A Salice la musica sembra essere di casa e sono moltissimi quelli che sono capaci di suonare uno strumento. Chi non è attratto dalla banda si rifugia nell’altra associazione, la “Telesma”, che si occupa di musica e danza. Al contrario degli altri villaggi, Salice possiede un grande patrimonio di giovani che livellano egregiamente il fisiologico invecchiamento di questi centri minori, ma manca il lavoro.

Dal breve viaggio che abbiamo condotto in queste realtà qualche dato significativo è emerso: anche a Salice, ad esempio, è assente uno dei mestieri più antichi, il barbiere, come il calzolaio; per non parlare di attività artigianali tradizionali che ormai abitano solo nei libri di etnoantropologia. Eppure qui uno o due barbieri potrebbero vivere più che dignitosamente: Nicola Feminò, che ha una folta chioma bianca, dice che gli abitanti, come del resto accade a Gesso, sono costretti a rivolgersi agli artigiani di Messina o Villafranca Tirrena. Il collegamento con Villafranca non riguarda solo gli scambi commerciali.

Nel cuore del villaggio sorge Palazzo Mazzeo, così chiamato dal nome del suo ultimo proprietario, Don Santo Mazzeo, un emigrante che fece fortuna negli Usa e, tornato dall’America, investì i suoi fruscianti dollari acquistando quanto di meglio ci fosse nel paese.

Comprò anche l’edificio più bello del villaggio, una perla architettonica, tipica residenza di campagna dei nobili latifondisti: all’ingresso principale esiste ancora lo stemma della famiglia Pettini, cioè dell’ultimo conte di “Bauso”, oggi Villafranca Tirrena.

All’interno si trovano il frantoio, il palmento e tutti gli attrezzi per la trasformazione dei prodotti agricoli.

C’è un libro che dovrebbe essere presentato tra breve il cui titolo è “Le bande musicali nella provincia di Messina”. Edito dall’assessorato regionale dei Beni culturali è stato pensato e realizzato dall’Associazione “Banda Musicale di Salice”.

Per il maestro Nicolò Gullì, autore tra l’altro dell’unica pubblicazione di storia locale “…Semplicemente Salice”, e per il presidente dell’associazione Salvatore Feminò, il libro è un’ulteriore occasione per consolidare una grande tradizione iniziata nel 1910, data della fondazione della banda. Ma non solo. La presenza della gruppo bandistico a Salice da sempre è stata una sorta di collante per i più giovani, sia per gli aspetti musicali (attualmente vi sono otto diplomati al Conservatorio e due docenti nel medesimo istituto, oltre ad altrettanti studenti), ma anche per le attività sociali che scaturisono da esso, se è vero che i circa cinquanta musicanti diventano alla bisogna cantonieri rattoppando le strade.

La musica diventa anche veicolo di promozione, la banda gira l’Italia e Salice oltrepassa il confine dei Peloritani. Qualche volta saluta chi se ne va: mentre eravamo nel villaggio i musicisti accompagnavano con le loro note un concittadino di cui si celebravano i funerali. Non è nemmeno un caso che il museo degli strumenti musicali di Gesso, ad esempio, sia ricco di reperti provenienti da Salice. Anche la star delle esibizioni etno-musicali estive in quel villaggio proviene da Salice: si tratta del cantore-carrettiere Don Turiddu Currao, tra l’altro “uno chi puisia”, cioè capace di inventare nuove strofe in maniera estemporanea.

Quindi Salice è in un certo senso il vero “Villaggio in musica” di Messina. Per diventare tale, però, ha bisogno di una casa dove far crescere i suoi talenti: la soluzione potrebbe essere rappresentata da Monte dei Centri. Qui, dentro i grandi capannoni di un ex fortino militare, l’associazione della banda spera di riuscire a costruire un centro multimediale, un luogo dove riunire i giovani del paese, provare, organizzare concerti, realizzare stages di perfezionamento musicale, maneggiare tecnologie informatiche e, quindi, accrescere le proprie conoscenze del settore.

Una buona idea il cui progetto è già pronto per essere presentato nelle sedi istituzionali. Vedremo come finirà.

1998 – Francesco Venuto