Rodia, un villaggio, tanti problemi

MESSINA – Se le cose fossero a posto saremmo più ricchi di Creta”: pare che questo sia un detto popolare che gli anziani di Rodia, la frazione balneare sul versante tirrenico, dicono per manifestare il loro disappunto. Rodia non sarà mai Creta, ma forse basterebbero un po’ di attenzioni in più da parte della pubblica amministrazione per renderla meglio vivibile e, forse, anche una briciola di umiltà da parte dei politici locali.

Un esempio per tutti: a distanza di tre mesi il XIII Consiglio di circoscrizione dei “Basiliani”, eletto tre mesi fa, non è ancora riuscito ad esprimere il suo presidente

La cronaca della manciata di tentativi fatti in questa direzione parla di totale disaccordo, arroccamenti sulle posizioni delle segreterie politiche, telefonini che trillavano in continuazione e nessuno spiraglio per trovare una dignitosa via d’uscita. In pratica discussioni “perditempo” per i 350 abitanti d’inverno della sola Rodia (d’estate salgono a 8 mila), per i settecento di Salice e per gli ottocento di Gesso, tutte località ricadenti nella giurisdizione dei Basiliani. Aspettando la nuova puntata della querelle politica – la prossima seduta di consiglio si svolgerà il 28 settembre – vale la pena di evidenziare quali sono i problemi che agli occhi dei cittadini appaiono più urgenti.

Giacomo Mafodda, geometra di professione con una lunga militanza politica nel quartiere, si assume l’onere di far da Cicerone e punta allo svincolo della statale 113 che, secondo le indicazioni della cartellonistica stradale, dovrebbe portare sul lungomare della frazione. Il condizionale è d’obbligo perché alcuni lavori lungo gli argini del fiumiciattolo hanno eliminato la rampa di accesso ad una strada che il comune aveva asfaltato di recente, e che correva parallelamente al letto del torrente. Il motivo? Pare – secondo un corposo carteggio tra Genio Civile e comune di Messina – che questa strada sia stata realizzata abusivamente da parte del comune creando una sorta di strozzatura per il regolare flusso delle acque torrenziali, problema che si sarebbe evidenziato con gli eventi alluvionali dell’ottobre del ’96. Peccato che la documentazione in possesso di Mafodda riveli, invece, che la strada è meno giovane di quello che si vuole fare intendere, essendo stata realizzata negli anni Sessanta. Poi qui ci si interroga anche sui danni causati dal maltempo in quel tratto di torrente che non risultano certo di consistenza apocalittica.

E non basta: anche la persona meno attenta si accorge che gli argini di nuova realizzazione, se da una parte si allargano facendo saltare la rampa di accesso alla strada comunale, dall’altra, sulla riva sinistra, oltrepassato il ponte viario della s.s. 113, perdono la retta via per scansare un serbatoio del gas e, forse, una stazione di sollevamento delle acque fognarie di un complesso residenziale privato. Costo dell’operazione: 250 milioni di lire. Pubblica utilità delle opere? Si sono rafforzati e abbelliti con pietre a vista di gradevole effetto gli argini di un modesto corso d’acqua. Mentre gli stessi soldi forse sarebbero stati spesi meglio per creare una normale via di accesso agli abitanti di alcune case dall’altra sponda del torrente: anche qui ci sono cittadini che hanno seri motivi per dolersi: per arrivare a queste abitazioni si percorre una ripida stradina in salita soffocata dalle erbacce da una parte e dall’altra; in un breve tratto pianeggiante dal nome curioso “Gran gabella” esiste un nucleo di vecchie case in parte ammodernate dove vivono meno di ottanta famiglie; cinquanta metri più in basso stanno costruendo due villette a cui si invidia il panorama: facendo un paio di conti a mente i proprietari, in questo caso, avranno speso tra oneri di progettazione, urbanizzazione e di concessione edilizia circa cinquanta milioni di lire.

Dopo i lavori di questi giorni con il maltempo difficilmente potranno uscire dal loro dolce isolamento e forse questa è appunto la “gran gabella” che dovranno pagare. Se la segnaletica qui è bizzarra, indicando una strada che al letto di un torrente dove ci si insabbia (quest’estate il quartiere è stato sommerso dalle proteste degli automobilisti) nel centro abitato manca persino un cartello che indichi dove si trovi la sede dello stesso consiglio. Non è un problema marginale perché a molti è capitato di imboccare sensi unici non indicati. Nel breve giro di ricognizione sul lungomare comunque non si può ignorare la bellezza della spiaggia ritornata a dimensioni sahariane dopo essere scomparsa negli anni Ottanta e nonostante i massi frangiflutti posizionati inizialmente male. Penosa è invece la situazione delle ringhiere di protezione e, in genere, della stessa spiaggia nell’ultimo tratto verso Messina.

Il consigliere Stefano Macrì dice di aver già segnalato al sindaco, attraverso il quartiere, la necessità di ripristinare il muro che divide la spiaggia dal mare e che, tra le altre cose, funge da sedile. Macrì ha anche chiesto la risistemazione delle panchine nella piazza e, sempre secondo Macrì, non guasterebbero un certo numero di bidoni per la raccolta dei rifiuti in pvc. Il quinto consigliere eletto di Rodia Pippo la Scala, di professione barman, lancia l’allarme invece, sul preoccupante calo di villeggianti registrato negli ultimi anni a causa della generale assenza di infrastrutture (strade, farmacia, guardia medica) e, soprattutto – a suo dire – per la mancanza di seri interventi di pulizia e riqualificazione ambientale.

Al quasi ingegnere Maria Grazia Mafodda, giovanissimo consigliere, in queste ore tocca invece il compito di distrarre tutti dai problemi della frazione, organizzando assieme ai suoi coetanei i “Giochi di fine estate” sulla spiaggia.

Un’altra delle frazioni rivierasche che fa parte del quartiere dei “Basiliani” è Orto Liuzzo: negli ultimi anni è stata interessata da un importante fervore edilizio e si sono ingigantiti in modo esponenziale anche i problemi causati da infrastrutture sottodimensionate.

Il tallone d’Achille, neanche a dirlo, è rappresentato dalla condotta fognaria: le acque reflue vengono raccolte in un vascone per poi farle defluire a mare. Questo avviene in attesa della nuova rete fognaria che prevede il collegamento al depuratore di Santo Saba. E non sarà un’impresa facile da risolvere perché esistono serie difficoltà, come quella rappresentata dall’attraversamento dei viadotti che l’Anas, oggi Enas, autorizza solo con a particolari condizioni. I tubi della fogna in questo caso devono essere sostenuti da strutture autonome. Secondo Sebastiano Gringeri, il consigliere più votato del quartiere, ” Il problema maggiore di questi villaggi è che, nonostante i buoni propositi, non si.

Un altro aspetto da non trascurare è la questione del traffico automobilistico a causa dell’assoluta assenza di parcheggi lungo la strada nazionale. Tutto è fermo a trent’anni fa e nel frattempo sono stati aperti diversi nuovi esercizi commerciali, tra i quali anche un supermarket. Gli intasamenti sono oramai una regola. Quella che era una splendida oasi marina, la frazione “Campanella”, d’estate ha perso la spiaggia, mentre d’inverno il nemico da combattere è il mare.

La soluzione è rappresentata dalle barriere frangiflutti delle quali, pur essendo state progettate, e pare anche finanziate, si sono perse le tracce. Anche la soluzione dei problemi viari interni al villaggio – via Marina, via Fazzino – è affidata ad alcuni progetti rimasti sulla carta, nonostante fossero stati inseriti nelle previsioni di spesa del comune di Messina. Infine, ma è un modo di dire, tutti segnalano l’insufficienza della pubblica illuminazione che, specialmente all’interno, risale ad alcuni decenni fa e, se non fosse per i pericoli causati dalla scarsa visibilità, potrebbe essere in un certo senso romantica.

1998 – Francesco Venuto