Vi racconto La mia Alicudi

ALICUDI – Alicudi l’isola meno conosciuta, l’ultimo approdo del “Postale delle Eolie”. Nel viaggio che tocca le isole di Salina e Filicudi viene spontaneo osservare i volti dei pochi passeggeri, cercando di indovinare chi scenderà con noi ad Alicudi.

Dietro lo sguardo di chi è diretto ad Alicudi si nasconde sempre qualcosa di singolare. Può essere un volto di mezza età, segnato, vissuto ed intenso, di chi, nonostante tutto, è ancora alla ricerca di qualcosa. Oppure un volto giovane, alla ricerca di un luogo diverso da tutti gli altri, curioso di scoprire ciò che gli altri sorvolano.

L’Isola di Alicudi può dividersi in tre differenti realtà e comunità: il Molo, con le case lungo il mare e nelle immediate vicinanze; le zone a mezza altezza, dove ci sono anche l’Ufficio Postale, la scuola, il cimitero e una delle chiese, a circa 250 metri sul livello del mare; la Montagna, ovvero la parte alta a 500-600 metri sul livello del mare, dove ci sono diversi orti, nel fertilissimo terreno vulcanico ricco di selvaggina, dove pascolano mucche e tori, e dove a volte si trovano anche dei funghi.

Ad Alicudi chi abita in alto conduce una vita completamente diversa da chi sta sotto: sono comunità diverse, con mondi ed abitudini proprie, un’isola nell’isola. Chi abita sotto vive negli spazi in cui ci si incontra sempre, il breve tratto lungo il mare, il bar, i due negozi di alimentari, l’albergo, e, soprattutto, il molo; qui si lavora principalmente con la pesca, con il turismo, con il gruppo ormeggiatori.

La sera si vede e saluta sempre chi, rincasando, spunta dalle ripide scale accanto alla propria abitazione proseguendo la ripida salita. Di giorno e di notte c’è sempre chi esce o rientra dalla pesca, chi pulisce il pesce sulla riva. Quando il tempo è cattivo, quando “c’è mare”, si riparano le reti e le altre attrezzature della pesca, si fa manutenzione alla barca. Chi abita in alto, di solito scende la mattina e risale alla sera, non tutti i giorni; è munito di bastone, scarponcini, lampadina e zaino per trasportare i generi di prima necessità, ed affida ai muli il trasporto della merce più pesante. Anche in alto si provvede autonomamente alla maggior parte dei lavori, talvolta con l’aiuto di qualcuno, con l’orgoglio della propria abitazione, che diventa quasi un castello, una fortezza aperta a tutti gli amici, ma ben protetta dal mondo. Qui si vive con i prodotti della terra molto fertile, con il turismo, e con altri lavori di manutenzione.

Ad Alicudi, oltre alle persone native dell’Isola, in “montagna” c’è una piccola comunità di persone provenienti dall’estero, che ha scelto di trasferirsi ad Alicudi per molti mesi all’anno, o anche tutto l’anno. C’è anche qualche persona proveniente da altre parti d’Italia che ha scelto Alicudi per vivere la propria vita. Come tutte le località di mare, i turisti di Alicudi possono essere di passaggio: si fermano qualche ora nelle gite organizzate dalle veloci Motonavi delle agenzie turistiche del “Giro delle isole”. Queste persone osservano tutto con furtiva curiosità, si ristorano festosamente nel bar con sgargianti camicie ed indumenti da mare: qualcuno tenta l’approccio con le scale per risalire parte dell’isola ed ammirare il panorama nel breve tempo a disposizione, chiedendo talvolta informazioni ai turisti più “stanziali”; forse tornerà un’altra volta con più tempo. A differenza di altre realtà più spaziose e dispersive, qui, chi si ferma anche solo per qualche giorno ha l’opportunità di incontrare più volte tutti, ci si saluta, ci si racconta, sentendosi ospiti sempre più graditi di chi, con sincerità, sa veramente accogliere un viaggiatore.

Ogni giorno aumenta la sensazione di “essere sempre stato lì”, cresce la familiarità con le persone con cui si dividono gli spazi. Chi sbarca su un’isola contrae immediatamente una malattia: la lenta incubazione si manifesta accompagnando al molo chi parte prima di noi, fino al giorno in cui i sintomi della nostra imminente partenza diventano evidenti: smarrimento, ansia, malinconia anticipata. La partenza in aliscafo, rapida ed inesorabile; la partenza in nave, lenta agonia con gli amici che salutano dal molo… D’inverno si vive di più in casa, si fanno più lavori di manutenzione, gustosissimi dolci e piatti tipici invernali, ci si prepara per la pesca, si va a trovare i parenti che vivono nelle altre Isole, nel resto d’Italia o all’estero.
Giorgio Zamariola

Prima pubblicazione on 13-08-2003