Modica, il mastro vetraio che fabbrica i piatti degli chef: Thalass, il piatto… ride

Alessandro Di Rosa Thalass

Alessandro Di Rosa, compagno di giochi di grandi artisti, ha sposato l’arte sin da piccolo. Storia di una grande avventura professionale. Cominciata come precario dell’articolo 23.

MODICA – L’artigiano che non ti aspetti. Per realizzare un prodotto “Thalass”, ovvero uno dei piatti oggi utilizzati da alcuni dei migliori chef d’Italia, occorrono quarantott’ore di lavorazione. Poi si scopre, chiacchierando con Alessandro Di Rosa, il mastro vetraio e fondatore di “Thalass”, che probabilmente per i prodotti un po’ più complicati ci vogliono almeno dodici ore in più. Ma Di Rosa è fatto così: per i livelli di notorietà che ha raggiunto si potrebbe dare delle arie, e invece sciorina tutti i nomi degli amici di gioventù che in qualche maniera l’hanno influenzato quasi fossero compagni di giochi, mentre si scopre che sono tutti artisti di grande rilievo, come Piero Guccione (pittore e incisore di fama mondiale), Pietro Roccasalva (artista conosciuto in tutto il mondo), Paolo Forgione (fotografo e pittore ragusano), e poi Peppe e Carlo Cappello, “insomma, c’era tutto un giro di persone interessate all’arte”.

Thalass, i piatti amati da chef stellati e stampa internazionale

“Ma, per carità, io non sono un artista”, mette le mani avanti Di Rosa. Arte oppure no, i grandi della cucina vogliono i suoi piatti per valorizzare le proprie ricette: lo stesso Carlo Cracco s’è preso la briga e di certo il gusto di presentarli oltremanica, e poiché nessuno è profeta in patria proprio a Londra il modicano Di Rosa è stato scoperto dal vicino di casa Ciccio Sultano che – sotto la benevola protezione del Duomo di San Giorgio di Ibla – è ormai una sorta di mito vivente in salsa ragusana. Se il piatto “Thalass” è stato la leva del successo e della notorietà dell’artigiano – ne hanno parlato riviste come Panorama (che ha definito Di Rosa “poeta del vetro”), l’International Herald Tribune (che ha messo in primo piano un piatto con fondo nero in contrasto con broccoli e gamberetti di Ciccio Sultano) ed altra stampa internazionale – questo oggetto ha causato non poche difficoltà e ripensamenti a Di Rosa.

Thalass: la storia professionale di Alessandro Di Rosa

“Il fatto che queste creazioni non potessero essere tutte uguali escludeva a priori la possibilità di una produzione semi-industriale e sostenibile economicamente, un ostacolo anche psicologico che mi impediva di credere fino in fondo in quello che stavo facendo”. “A chiarirmi le idee è stato Corrado Assenza, proprietario e cuore del pluripremiato Caffè Sicilia di Noto – continua Alessandro Di Rosa – Corrado mi disse che il bello stava proprio nell’unicità di ogni pennellata, un concetto che cozzava col mio essere ipercritico, con il mio trovare difetti in ogni mia opera”. Probabilmente Alessandro Di Rosa non si è scrollato di dosso l’inizio della sua avventura professionale. Dopo aver conseguito il titolo di geometra aveva iniziato a lavorare come precario tra i giovani dell’articolo 23. Si è occupato, tra l’altro, anche di rilievi tecnici del patrimonio immobiliare del centro storico di Modica, e intanto realizzava oggetti in vetro per piacere personale. Questo accadeva agli inizi degli anni Novanta. “Io non pensavo minimamente di vendere i miei specchi ed i miei manufatti. Certo – racconta Di Rosa – cominciavo ad avere richieste di questi lavori da parte di amici di famiglia e persone che magari mi venivano a tenere compagnia nel garage (venti metri quadrati) dove trascorrevo buona parte del mio tempo libero”.

Quindi Di Rosa, fino a un certo punto della sua vita, era un semplice hobbista, come si dice oggi. La svolta imprenditoriale è coincisa con l’immissione in ruolo a tempo indeterminato in un ufficio pubblico: invece di scegliere la strada più comoda e lo stipendio sicuro ha lasciato tutto per inseguire le sue passioni, creando Thalass. “Mia madre era furiosa e mio fratello non mi ha parlato per un anno – ricorda Di Rosa – un vero azzardo in un periodo delicato della nostra storia”. Eppure non si perde d’animo ed avvia il suo primo laboratorio artigianale, in cui trattava vetrate artistiche, specchi elaborati e i normali lavori di una semplice vetreria. Il suo interesse per la gastronomia, maturato negli anni, ha fatto il resto. Passione che è anche quella di sua figlia, che frequenta l’istituto alberghiero di Modica ed ha iniziato già a fare stage, “rigorosamente partendo dal basso, senza cercare favori tra le mie conoscenze”.

Quindi i suoi piatti hanno un costo elevato?

Non è esattamente così. Il prezzo di un piatto da portata, lasciando perdere quelli con incisioni particolari, a seconda della dimensione può variare dai dieci ai quaranta euro”. Certo il piatto col Duomo di Ibla (quello creato per Ciccio Sultano) è tutta un’altra storia: “In questo caso lo chef ha richiesto misure e tutta una serie di dettagli tecnici, mentre il disegno vero e proprio è stato realizzato da Fabrizio Foti. Si fa una prima cottura di ventiquattr’ore – continua Di Rosa – e poi, dopo aver preparato lo stencil scavando la stessa lastra, si rimette in forno per altre ventiquattr’ore per raggiungere il risultato finale”.

Tossicità e riciclo degli scarti di vetro

Il colore è all’interno o sul fondo del piatto, ma non c’è alcun contatto con gli alimenti e, quindi, nessun rischio. Per quanto riguarda Resti, si tratta di una nuova linea di piccole creazioni, ciotoline e contenitori ricavati da ciò che rimane delle altre lavorazioni”.

Il mercato di riferimento

Io non ho difficoltà a vendere all’estero, sono stato anche in Russia e negli Stati Uniti, dove ho raccolto interesse, e la stessa presentazione in Inghilterra è stata voluta da Cracco. A dispetto di questa proiezione verso altri Paesi, non posso dire la stessa cosa del mercato siciliano”.

I giovani allievi

Sono passati tanti ragazzi dalla bottega negli ultimi vent’anni, anche se alcuni mi aiutano quasi da sempre. Io cerco persone che siano brave più di me, e posso affermare che mi aiutano decoratori la cui abilità è superiore alla mia”. Naturalmente ci sono anche collaborazioni esterne, come il caso già citato di Fabrizio Foti.

Laboratorio ed esposizione denotano una produzione certamente non destinata prioritariamente al mercato locale. La cura maniacale dei dettagli e la filosofia di Di Rosa è riflessa dal catalogo – rigorosamente bilingue – con la produzione significativa di Thalass, anche se “il miglior pezzo è sempre quello che deve ancora nascere”. Le linee sono tre: Alta Ristorazione, Home e Riciclo. I testi di presentazione delle sezioni sono di Matteo Durante e le foto di Carmelo Poidomani.

Chiara Venuto, pubblicato per la prima volta su centonove del 22 ottobre 2015