Mazara del Vallo, la scomparsa di Denise tra molti dubbi e falsi allarmi

MAZARA DEL VALLO – Non si trova: la foto sul cellulare non è la sua. Quella bimba “catturata” in un fotogramma di un telefonino è in realtà  un maschietto: non è Denise.
Denise è svanita nel nulla. Denise non c’è. Denise sembra essere stata risucchiata in un buco nero, o essere stata il capro espiatorio di una faida personale.

La madre, Piera Maggio, è sempre più determinata: rivuole sua figlia. E’ naturale.

Ma chi ha sua figlia?

Gli zingari: nessuna prova. Anzi, neppure un indizio.

I pedofili: nessuna prova. Anzi, neppure un indizio.

E quella foto: di un bambino che in effetti rassomiglia a Denise ma….
Non sembra un’immagine sofferente, anzi. Quel faccino del fotogramma sorride a chi lo riprende: mangia un gelato, è ben vestito ed imbacuccato così come si addice ad una fredda giornata invernale al nord.

La vicenda si sgonfia abbastanza presto: quel bambino è un maschietto.
E sugli autobus ricompaiono le foto di Denise, si moltiplicano gli appelli della madre: e sorgono nuove piste. O meglio, vengono ufficializzate nuove piste e nuovi filoni di indagine: che la Procura ha sempre seguito ma dei quali l’opinione pubblica non era stata messa al corrente. La pista privata.

La pista cioè che porta ai legami familiari: le vendette e le ritorsioni interne allo stesso nucleo familiare.
Ma gli investigatori sono molto vaghi: e del resto -vista la delicatezza e la riservatezza delle indagini- non potrebbe essere diversamente.

La famiglia di Piera Maggio, però a quanto sembra, potrebbe avere dei nemici in ambito familiare: nemici capaci di tutto, persino di arrivare a compiere il gesto più odioso, che è quello di sottrarre un figlio alla madre.

Ed intanto a Mazara del Vallo non si parla d’altro e regna un clima di sospetto:
Denise, molto verosimilmente, è ben lontana dalla sua terra d’origine.

Che sia viva o meno nessuno osa ipotizzare: è un pensiero troppo orrendo pure da formulare.
E, in un tanto macabro quanto inevitabile parallelo, torna alla memoria la vicenda di Santina Renda: la piccola del quartiere Zen di Palermo misteriosamente svanita nel nulla ormai molti anni fa.

Fu cercata spasmodicamente in ogni dove: ma della bambina non era rimasta alcuna traccia. A tutt’oggi nessuno sa che sorte sia toccata a quella bambina dai tratti somatici simili a quelli di Denise. Si parlò – perché¨ quella era l’epoca di quel genere di scandali – di rapimento a scopo di espianto di organi. Tremarono le vene ai polsi di tutti : si favoleggiò di una ricchissima famiglia americana che aveva pagato cifre enormi per reperire una bambina alla quale poter estrarre organi vitali da trapiantare ad un bambino americano, figlio di questa coppia milionaria. Leggende metropolitane: sebbene in quegli anni si fosse scoperto nel mondo un traffico illcito di organi ( specie di bambini e specie provenienti dalle favelas brasiliane, nda), si pensò che anche a Santina fosse toccata quella sorte.

Suggestiva l’ipotesi, sicuramente, ma mai in alcun modo suffragata da uno straccio di indizio.
Anche allora – come ora – tutti gli occhi addosso agli ” zingari”: è¨ forte e troppo radicata la diceria ( o meglio, la maldicenza ) secondo cui i nomadi rubano i bambini.
Un’altra leggenda metropolitana che verosimilmente trae origine da uno o due fatti di cronaca vecchi di chissà  quanto, ma che ancora terrorizzano l’opinione pubblica.
” Stai vicino a mamma: non vedi che c’è una zingara? Non lo sai che gli zingari rubano i bambini?” – si sente spesso dire per strada .

Può darsi che ” gli zingari rubino i bambini” : di certo però non sono i soli.

A. Verzera