Mascherine e polemiche inutili al tempo del Covid 19

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PALERMO – La polemica è di queste ore ed è stata rilanciata in rete anche da qualche testata giornalistica: alcuni sindaci, pochi a dire il vero, lamentano la scarsa qualità delle mascherine che in queste ore sono state distribuite ai loro comuni dal Dipartimento Regionale della Protezione Civile.

La polemica: la critica di Nello Musumeci

A supporto delle indignate dichiarazioni di questi primi cittadini viene citato anche il Presidente della Regione Nello Musumeci. Infatti Musumeci, sempre a loro dire, in passato avrebbe protestato per primo per la stessa fornitura proveniente, come in questo caso, dalla struttura commissariale del Governo.

Purtroppo si tratta di una caso di scarsa informazione preventiva: perché il Presidente Musumeci aveva sì criticato una fornitura di mascherine, il diciotto marzo del 2020, ma in quel caso si trattava di un foglio A4, quindi ventuno centimetri per ventinove, costituito da un tessuto molto simile ad un panno cattura polvere, ripiegato al centro e con due asole ai bordi per agganciarlo alle orecchie. Una mascherina figlia dell’emergenza più nera e della difficoltà a reperire prodotti idonei sui mercati internazionali.

Le mascherine fornite: perché sono garantite atossiche

Le mascherine distribuite in queste ore, invece, che peraltro sono completate con le chirurgiche di tipo tradizionale nella misura del dieci per cento in aggiunta alle stesse, sono invece frutto di ricerca tecnologica e produzione che si può definire d’emergenza, ma con alcune garanzie che non possono essere ignorate. È certo che non sono DPI, quindi rientrano nella categoria di “mascherine di comunità”, dispositivi semplici di protezione delle vie aeree, come quelle realizzate con normale tessuto con il fai da te, ma sono certificate come “atossiche” da laboratori indipendenti (come dichiarato dal produttore).

Possiamo dire la stessa cosa di una mascherina realizzata con tessuto, magari recuperato da un vecchio indumento che abbiamo in casa? Poi sono mascherine studiate per adattarsi al volto, con un design condizionato da macchine adattate a produzione impropria, ma non frutto di improvvisazione. I motivi floreali del tessuto, se possono talvolta sembrare bizzarri, come rilevato dagli stessi sindaci (si tratta di una parte di produzione risalente ai giorni del lockdown), sono il portato dell’unica materia prima rintracciabile all’epoca – e non senza fatica – sui mercati nazionali e internazionali.

La polemica sulle mascherine: un rischio

La distribuzione di questi giorni di milioni di queste mascherine, che è una misura voluta dal Dirigente Generale del Drpc, è perfettamente in linea, anche in via preventiva, con l’andamento della situazione epidemiologica in Sicilia, stante anche il fatto che il materiale era già da tempo custodito nei magazzini con funzione strategica, alla luce della precedente esperienza. E l’esperienza consiglia anche di non sottovalutare i beni di cui si dispone, perché possono tornare molto utili in uno scenario che nessuno vuole augurarsi.

Il rifiuto delle mascherine, oltre ad essere il segno di polemiche inutili, comporta un’assunzione di responsabilità da non prendere sotto gamba nei confronti degli stessi cittadini, cui viene tolta la possibilità di disporre di dispositivi di protezione, forse non bellissimi, ma a norma di legge, messi a disposizione dalla Stato.

Francesco Venuto