Indagine della Cisl sull’Assistenza agli anziani: record negativo della Sicilia

PALERMO – È l’assistenza agli anziani il problema numero uno per le famiglie siciliane. Lo avverte in tutta la drammaticità, il 36% dei nuclei familiari. Per il 30% delle famiglie, al top delle preoccupazioni c’è la questione dei conti, con la necessità dei salti mortali per arrivare a fine mese.
Ad alimentare le angosce provvedono anche i problemi di salute (per il 26% delle famiglie isolane) e quelli legati al rapporto tra genitori e figli, per l’8%. A scattare un’istantanea della situazione in cui versano “La famiglia e gli anziani in Italia”, in otto regioni Sicilia compresa, hanno provveduto la Cisl e la Fnp (la federazione dei pensionati) con un’indagine svolta simultaneamente, nel 2004, con la collaborazione scientifica della società di Modena, Aretès.

Le regioni che il sindacato ha scelto per l’analisi sono, oltre all’isola, il Piemonte, la Lombardia, il Veneto, le Marche, la Sardegna, la Calabria e la Puglia. I risultati del lavoro saranno presentati il 22 giugno nella sede del Cnel, a Roma. Oggi, in occasione del congresso della Cisl Sicilia, le elaborazioni riguardanti l’isola sono state anticipate dal leader siciliano Paolo Mezzio e da Paolo Greco, responsabile regionale per le politiche sociali, durante una tavola rotonda a cui hanno preso parte il ministro per le Pari opportunità Prestigiacomo, l’assessore regionale alla Famiglia Raffaele Stancanelli, Pietro Boffi, responsabile del Centro internazionale studi famiglia; Pasquale Chiancone, direttore dell’ufficio per la pastorale familiare della Diocesi di Palermo e Antonio Uda, numero uno nazionale della Fnp. Gigi Bonfanti, segretario confederale, ha tirato le conclusioni.

In Sicilia, fa sapere la Cisl, la ricerca, di tipo campionario, ha richiesto 5.569 telefonate a cui hanno risposto, donne nel 52% de casi, uomini nel 48; il 42% delle volte gli intervistati si sono qualificati come lavoratori attivi; per il 23% pensionati; il 21% di chi ha accettato l’intervista ha detto d’essere casalinga; nell’8% dei casi, disoccupato.

Tra i dati di maggior interesse, quelli relativi ai percettori di reddito nelle famiglie. In pratica, secondo il campione Cisl, in Sicilia il 47% dei nuclei familiari è monoreddito. “Peggio dell’isola sta solo la Calabria dove le famiglie monoreddito arrivano al 50%”. Per contro, evidenzia la Cisl, in Sicilia sono il 53% le famiglie con più di un componente titolare di reddito. Ma “anche in questo caso il valore è il più basso in Italia, dopo la Calabria”.

Riguardo al “sentimento di fiducia”, l’indagine trova al primo posto, nella graduatoria dei destinatari della fiducia delle famiglie isolane, le forze dell’ordine. Al secondo posto, a pari merito, si trovano gli amici e la Chiesa cattolica; al terzo i parenti; al quarto la magistratura; al quinto i vicini. Al sesto i sindacati e al settimo i partiti. Quanto a questi ultimi, la Cisl constata “le difficoltà delle organizzazioni di rappresentanza, che spesso non riescono a dare di sé un’immagine forte e univoca”. Sui tutori dell’ordine, l’analisi ricorda “le fiction tv che negli ultimi anni hanno rappresentato le forze di polizia in una veste accattivante e degna di considerazione umana e sociale”. La Chiesa infine, osserva il sindacato, si conferma “istituzione di riferimento oltre che religioso, valoriale e sociale”.

Più in generale, i siciliani possono essere classificati secondo quattro tipologie, messe a fuoco dall’indagine Cisl. Sono: “i “fiduciosi, i relazionali, gli istituzionali e i guardinghi”. Fiduciosi sono “coloro che vivono positivamente e con fiducia i rapporti familiari e sociali”. Sono il 36% del totale. Relazionali sono “quelli che hanno un forte orientamento alla famiglia ma esprimono una manifesta diffidenza verso la società e le sue espressioni formali”. Ammontano al 26%, valore più basso dopo quello della Calabria. Gli istituzionali “considerano le istituzioni sociali alla stregua degli amici, dei vicini e delle famiglie”. Si tratta del gruppo che vive più problematicamente la presenza degli anziani nel nucleo familiare: rappresentano il 27%. I guardinghi infine comprendono “coloro che sono sfiduciati verso chiunque, probabilmente affetti da forme di disillusione”. Sono l’11%.

In ogni caso, sullo sfondo della società siciliana restano, evidenzia l’indagine del sindacato, “la famiglia e il suo ruolo di fondamentale supporto sociale”. Tanto che la maggior parte degli intervistati (il 59%, valore più alto in Italia), non esita a dichiarare che “chiederebbe aiuto” in caso di necessità al proprio nucleo familiare e non a “parenti o altri soggetti esterni”. Tuttavia, l’attenzione politica per la famiglia è “insufficiente”, afferma la Cisl, che ha incentrato la propria indagine sull’Igf, un indicatore scientifico del “grado di familiarità, ossia di orientamento alla famiglia”, delle politiche regionali e nazionali.

Ne scaturisce, sul fronte regionale, la richiesta di convocazione dell’ “osservatorio permanente sulla famiglia” previsto dalla legge regionale 10 del 2003. Un organismo, contesta la Cisl, “istituito su nostra sollecitazione con decreto dell’assessore regionale competente D’Aquino il 31 marzo 2004”, ma finora esistente solo sulla carta. Sul versante nazionale, viene fuori dall’indagine la denuncia dell’ “inadeguatezza” delle scelte relative al fondo nazionale per le politiche sociali. Cgil, Cisl e Uil, ricorda il sindacato, avevano chiesto al governo Berlusconi il raddoppio per il 2005 delle risorse destinate al fondo. L’esecutivo ha preferito andare in direzione diametralmente opposta, col taglio di 700 milioni di euro che ha riservato al fondo, quest’anno, un ammontare di risorse inferiore a quelle disponibili nel 2001. “La conseguenza è la drastica riduzione dei finanziamenti dei servizi di regioni e comuni e l’impossibilità di definire i cosiddetti ‘livelli essenziali delle prestazioni sociali'”, punta il dito la Cisl.

Sicilia Dipartimento politiche sociali

TAVOLA ROTONDA

“Una Politica per la Famiglia”

Hotel Zagarella – Santa Flavia (Palermo)

27 Maggio 2005 – Ore 16,00

Relazione Introduttiva

Paolo Greco
(Segreteria CISL Sicilia)

Negli ultimi decenni la famiglia si è indebolita ed è cambiata. Dalla famiglia, per così dire, tradizionale e assolutamente prevalente, costituita da una coppia con almeno due figli, si è passati ad una pluralità di forme (famiglie di figli unici, nuclei con un solo genitore, seconde unioni con nuovi figli, coppie senza figli, divorziati, convivenze di fatto, figli in affido, adozioni) che hanno reso assai più frastagliato e complesso l’insieme dei bisogni espresso dal nuovo “universo famiglia” che si è affermato.
Nella famiglia sono cambiati e stanno cambiando anche i ruoli maschile e femminile, i compiti dei genitori, i modi di vivere l’infanzia, l’adolescenza e l’età adulta, i rapporti con la famiglia d’origine. Ma soprattutto stanno cambiando i cicli della vita con la presenza degli anziani e le relazioni tra più generazioni. Se fino a una, due generazioni fa, esistevano molte relazioni tra coetanei (fratelli e cugini) e poche tra anziani e giovani, i bambini che nascono oggi hanno mediamente almeno tre nonni e molto spesso non hanno fratelli e pochissimi cugini. Parallelamente, modelli e culture diverse si mescolano continuamente ai nostri modelli e alla nostra cultura nell’incontro con le popolazioni straniere immigrate. La diminuzione dei matrimoni, l’aumento dei divorzi e delle separazioni, la tendenza a non fare figli e la conseguente denatalità, gli eventi scioccanti e drammatici delle violenze in ambiente familiare che le cronache giornaliere riportano con sempre maggiore frequenza, sono i segnali più vistosi di un diffuso disagio nelle relazioni dentro la famiglia e nelle relazioni tra la famiglia e la società che non possiamo più ignorare né sottovalutare.
C’è da chiedersi allora come la politica possa interloquire con la complessità di cui è oggi espressione la famiglia.
Ci si chiede: quali responsabilità hanno politici e amministratori sui cambiamenti intervenuti in seno alla famiglia? Come le strategie di intervento promosse dagli enti pubblici, a tutti i livelli, riconoscono e sostengono il ruolo della famiglia?
C’è bisogno di un salto di qualità per uscire dall’impasse tra il vecchio modello di welfare assistenzialista, che guarda alla famiglia come ad uno dei capitoli delle politiche di contrasto alla povertà e perciò ne ignora la vitalità e il ruolo positivo; e il modello neocorporativo in cui la famiglia diventa interessante e viene sostenuta nella misura in cui è un “consumatore” in competizione con altri “consumatori” di beni e servizi, sociali, sanitari, scolastici, e così via
Riteniamo sia necessario partire dalla consapevolezza che la famiglia rappresenta il luogo fondamentale della prima socializzazione, in cui si sperimentano le relazioni di reciprocità e di gratuità tra le persone. E’ dunque il primo e basilare livello in cui si mettono alla prova i diritti fondamentali della persona e le sue responsabilità.
Mettere al centro le persone può diventare il presupposto e la discriminante di una nuova politica per la famiglia?
Questa, ed altre domande, rappresentano il filo conduttore della “Ricerca sulla Famiglia e gli anziani in Italia” promossa dal Dipartimento Confederale Nazionale e dalla Federazione Nazionale dei Pensionati della Cisl col supporto scientifico della società di consulenza Aretès di Modena, specializzata nell’analisi delle politiche e nella ricerca sociale, che ha utilizzato un metodo scientificamente corretto di indagine qualitativa e quantitativa.

Il percorso della ricerca iniziato nel 2004, anno dichiarato dall’ONU – “Anno internazionale della Famiglia” – , ha portato all’elaborazione di dati, analisi, indicazioni molto interessanti sul tema della famiglia.

Le risultanze della Ricerca, condotta complessivamente nelle otto Regioni campione (Piemonte, Lombardia, Veneto, Marche, Sardegna, Sicilia, Calabria, Puglia) saranno illustrate in un Convegno Nazionale che si terrà il prossimo 22 giugno, a Roma, presso l’Aula del Parlamentino nella sede del CNEL.

A questa indagine la CISL siciliana ha partecipato attivamente sia collaborando al Gruppo Nazionale di ricerca sia attraverso l’impegno di un proprio qualificato Gruppo di ricerca regionale.

Colgo l’occasione per ringraziare coloro che a livello nazionale e regionale hanno condiviso questo impegno.

La ricerca ha perseguito tre obiettivi:

1. Valutare la normativa regionale delle 8 Regioni selezionate.

2. Conoscere il potenziale sociale delle famiglie attraverso un sondaggio telefonico.

3. Rilevare le sperimentazioni più interessanti e innovative realizzate a livello locale (comune/distretto) in tema di politiche per la famiglia.

Per ciascuna delle otto Regioni, e tra queste la Sicilia, è stata analizzata la normativa in materia di politiche sociali e familiari con particolare riferimento a quelle leggi e documenti volti a regolamentare interventi nei confronti di famiglie, minori, soggetti svantaggiati, anziani e disabili.

L’Indice del Grado di Familiarità delle politiche (IGF) è lo strumento utilizzato dall’Aretés per definire il grado di orientamento delle politiche regionali alla famiglia, che tiene in considerazione quattro indicatori: Beneficiari – Sussidiarietà – Strategie – Azioni.
– Qquattro indicatori che considerano la tipologia del destinatario delle politiche (Indice Beneficiari), il livello di partecipazione comunitaria alla gestione delle stesse (Indice Sussidiarietà), la numerosità e l’integrazione di tali politiche (Indice Strategie) e, infine, la prossimità degli interventi rispetto alle esigenze della famiglia (Indice Azioni) – .

Si tratta di una metodologia innovativa testata scientificamente per l’analisi di dette politiche.

A livello nazionale, si registra un Indice del Grado di Familiarità delle politiche che non raggiunge la sufficienza. L’orientamento delle politiche alle famiglie risulta quindi sbilanciato verso il basso, dimostrando a livello generale lo scarso investimento sulle politiche familiari.

Fig. 1 – IGF – Grado di familiarità della legislazione sociale nazionale
ITALIA IGF Ind.
Beneficiari Ind. Sussidiarietà Ind. Strategie Ind.
Azioni
A Totale IGF (V.A.) 46,7 13,5 12,2 10,6 10,3
B Peso IGF – Punteggio potenziale Indicatore 100 32 32 20 16
C Rapporto Totale e Peso Ind.GF (V.%.) 46,7 42,2 38,1 52,9 64,9

In particolare quest’anno, la sottostima del Fondo Nazionale delle politiche sociali, la carenza di risorse complementari della Regione, l’assenza di un’azione coordinata dimostrano come la politica attiva verso il bisogno sociale non è diventata una priorità (basti pensare alla non autosufficienza, alla disabilità, alle variegate forme di povertà, al mancato sostegno diretto ed indiretto alla famiglia ecc.).

La Finanziaria Nazionale non ha accolto nessuna delle richieste da noi avanzate per promuovere un sistema moderno di interventi e servizi sociali in grado di garantire i diritti dei cittadini e delle famiglie, a partire da quelle più deboli.

Cgil-Cisl-Uil avevano chiesto per il 2005 il raddoppio del finanziamento del Fondo Nazionale per le politiche sociali del 2004, che ammontava a 1.884.364.940,00 euro (c.a. 3.650 mld di vecchie lire).

Nella legge finanziaria 2005 il finanziamento del Fondo risulta essere di 1.193.767.000,00 euro (c.a. 2.300 mld. di vecchie lire), peraltro più ridotto rispetto alla proposta iniziale, e ad oggi non si riscontrano voci di finanziamento aggiuntive. (nonostante le vacue disponibilità date dal Ministro Maroni alle Regioni)

Il Fondo Nazionale per le politiche sociali rispetto allo scorso anno è sotto finanziato per circa 700.000.000 di euro (c.a. 1.350 mld. di vecchie lire) ed è inferiore a quello del 2001 che ammontava a circa 3.000 miliardi di vecchie lire.

La conseguenza è la drastica riduzione delle risorse per finanziare i servizi di Regioni e Comuni e l’impossibilità di definire i Livelli Essenziali delle prestazioni sociali (Liveas).

Alla nostra richiesta di istituire il Fondo nazionale per la non autosufficienza, dando così risposta ad oltre 2 milioni di persone e delle loro famiglie, la Finanziaria nazionale si limita a prevedere soltanto una deduzione dal reddito complessivo, fino ad un massimo di 1.820 euro, delle spese sostenute per gli addetti all’assistenza personale nei casi di non autosufficienza.

La spesa totale prevista è di 80 milioni di euro per 215.000 destinatari ( una media di 370 euro pro capite !)

L’inadeguatezza economica del provvedimento è fin troppo evidente se si pensa ai costi annui necessari a garantire un’assistenza e al numero attuale e crescente di persone non autosufficienti.

Tale misura inoltre non contiene nessun criterio di individuazione dei beneficiari con il rischio di allargare le iniquità tra famiglie e territori.

Non vi è, quindi, un adeguato progetto di redistribuzione di risorse materiali ed immateriali; non esiste uno strumento sistematico e condiviso di rilevazione dei bisogni e, di conseguenza, le politiche nazionali, ma anche le politiche regionali, includono poco – e comunque in modo parziale – la cooperazione dei soggetti di rappresentanza della società civile (Sindacati confederali, Terzo Settore, Associazionismo, Volontariato, ecc.).

Tornando ai dati emersi dalla ricerca è possibile delineare i primi profili delle politiche regionali sia rispetto alla famiglia sia in relazione alla capacità di riconoscerla e valorizzarla quale soggetto attivo.

Fig. 2 – Grado di familiarità delle legislazioni regionali – Valori percentuali
Cod. REGIONE IGF Ind.
Beneficiari Ind. Sussidiarietà Ind.
Strategie Ind.
Azioni
P Regione Piemonte 46,6 11,5 14,5 10,3 10,3
V Regione Veneto 45,4 12,7 13,2 9,8 9,7
L Regione Lombardia 49,5 14,2 17,5 9,8 8
M Regione Marche 46,8 11,5 11,7 14,1 9,5
PU Regione Puglia 46,1 14,1 9,9 11,2 10,9
C Regione Calabria 47,2 17 13 6,2 11
SI Regione Sicilia 48,2 16,2 9 11,4 11,6
SA Regione Sardegna 44,1 14,1 8,3 10 11,7
Grado di familiarità Nazionale 46,7 13,5 12,2 10,6 10,4

Sinteticamente (sulla base dei valori contenuti nella Fig. 2) emerge una caratteristica comune a quasi tutte le Regioni, ovvero la difficoltà, a prescindere dai singoli punteggi, di elaborare politiche per la famiglia.

Ciò evidenza, il punto cruciale dell’argomento, ovvero: non si tratta di fare leggi sulla famiglia, ma si tratta di coinvolgere la famiglia in generale.

Un esempio eloquente in Sicilia! Non è ancora stato attivato l’Osservatorio permanente sulle famiglie previsto dall’art. 18 della Legge Regionale n. 10 del 2003 ed istituito, su nostra sollecitazione, con il Decreto dell’Assessore D’Aquino del 31 marzo del 2004; Osservatorio, composto dai rappresentanti dell’Associazionismo familiare, dai rappresentanti degli Enti, delle Istituzioni e delle OO.SS., che ha come scopo prioritario quello di favorire il sostegno alle famiglie promuovendo e sviluppando politiche finalizzate al coinvolgimento e al protagonismo delle famiglie nella società.
(Raffronto critico con l’analogo Osservatorio Nazionale che non ha previsto la presenza delle OO.SS)

Ritornando ai dati della ricerca, (Fig. 3) rileviamo che l’IGF (Indice del grado di familiarità) della legislazione della Regione Sicilia (48,2) è sopra alla media nazionale ed è il più alto tra le Regioni del Sud.

Fig. 3 – Grado di familiarità della legislazione sociale della Regione Sicilia
Num leggi IND.
BENEFICIARI IND.
SUSSIDIARIETÀ IND.
STRATEGIE IND.
AZIONI GRADO DI FAMILIARITA’
Totale Ind.GF 16,2 9 11,4 11,6 48,2
Peso IGF 32 32 20 16 100
Rapporto Totale e Peso Ind.GF (%) 50,6 28,1 57 72,5 48,2

E se anche l’Indicatore Strategie e l’Indicatore Azioni assumono valori superiore alla media, decisamente negativo è il valore relativo all’Indicatore Sussidiarietà.
Questa è la riprova delle autoreferziali e non inclusive politiche del nostro Governo Regionale.

Aggregando i valori degli interventi per target (Fig. 4) emerge come l’Indice del Grado di Familiarità delle leggi e delibere rivolte alle famiglie sia quello più elevato, con 65,3 punti; segue quello relativo ai minori, con 55,5 punti, e quello relativo ai disabili, con 39,6 punti.

Fig. 4 – Grado di familiarità delle Leggi e Delibere – aggregazione per ambito
Num leggi AMBITO IND. BENEFICIARI IND.
SUSSIDIARIETÀ IND.
STRATEGIE IND.
AZIONI GRADO DI FAMILIARITA’
3 Leggi rivolte a famiglie 24 11,7 15,8 13,8 65,3
2 Leggi rivolte a minori 26 6 7,5 16 55,5
3 Leggi rivolte a disabili 11,5 8 10 10,1 39,6

Totale Indice GF 16,2 9 11,4 11,6 48,2
Peso IGF 32 32 20 16 100
Rapporto Totale e Peso Ind.GF (%) 50,6 28,1 57 72,5 48,2

Questo ultimo dato evidenzia che gli interventi rivolti ai disabili si qualificano per un punteggio basso specialmente negli indicatori Beneficiari, Sussidiarietà e Strategie.
(Determinanti nella valutazione negativa risultano la mancata emanazione del Piano triennale a favore dei disabili, scaduto da più di sedici anni,nonchè la inadeguata gestione della Legge n. 68/99 e del Fondo Regionale per l’inserimento lavorativo dei disabili istituito con la L.R. n. 24 del 2000).

Sintesi dei principali elementi emersi dal sondaggio telefonico

Dati strutturali

Il sondaggio è stato effettuato telefonicamente nel periodo compreso tra l’8 novembre e il 7 dicembre del 2004 dopo avere predisposto un archivio nazionale di oltre 100.000 numeri telefonici, e utilizzandone come campione oltre 19.000.

(I dati utilizzati sono quelli tratti dal 14° censimento della popolazione del 2001 ed il campione risulta, nel suo complesso, rappresentativo dei maggiorenni residenti nelle regioni selezionate, pari a circa 26.000.000. In particolare la significatività statistica a livello complessivo, dopo un primo calcolo a posteriori, si attesta intorno ad un errore (nettamente marginale) del 2% per alcune delle principali variabili oggetto di indagine.)

Complessivamente, in Sicilia sono state fatte 5.569 telefonate per completare le interviste preventivate dal piano di campionamento.

Fig. 6 – Numero telefonate per Regione
Piemonte Lombardia Veneto Marche Puglia Calabria Sicilia Sardegna
Interviste completate 676 714 700 688 703 725 718 720
Rifiuti 2031 1926 2130 1627 1900 2240 2147 1853
Fuori quota 254 406 454 333 316 539 442 373
Non trovato dopo 4 tentativi 1189 1421 1095 973 1351 1543 1978 1433
Problemi numero telefono 241 191 157 119 183 200 284 210
Totale 4391 4658 4536 3740 4453 5247 5569 4589

La Sicilia compare fra le regioni che ha mostrato uno dei più alti livelli di indisponibilità, ufficialmente motivata per mancanza di tempo e mancanza di interesse (44,2% e 50,6%).

Fig. 11 – Motivi del rifiuto per Regione % di colonna
Piemonte Lombardia Veneto Marche Puglia Calabria Sicilia Sardegna Totale
Non ho tempo 40,8 46,9 43,0 40,4 39,5 40,0 44,2 44,7 42,4
Non mi interessa 54,0 48,3 52,4 53,5 54,7 55,2 50,6 51,6 52,6
Non sono stato informato 0,2 0,2 0,2 0,1 0,2 0,1
Non rispondo per telefono 2,2 1,9 1,7 3,0 2,1 2,2 2,5 0,8 2,0
Interrotta in corso 2,9 2,7 2,7 3,1 3,5 2,6 2,7 2,9 2,9
Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0

Le tipologie familiari

Dalla combinazione delle classi di età con la numerosità dei componenti e con i tipi di rapporto anagrafico/parentale, sono state individuate diverse tipologie familiari alle quali sono state ricondotte le analisi dei risultati delle interviste.

Fig. 12

E’ interessante rilevare il dato relativo della categoria di altre tipologie di convivenza.

In questa categoria rientrano le forme di convivenza multigenerazionale (anziano-adulto-bambino) nelle quali spesso è l’adulto convivente ad avere su di sé il carico di cura e assistenza (organizzativo, economico, psicologico) verso i soggetti anziani e i bambini.

Vi rientra anche quella costituita da più nuclei coabitanti (per l’ISTAT “famiglia estesa”) composta da adulti e anziani conviventi, e una forma ulteriore di convivenza, che va incrementandosi, costituita da adulti che decidono di vivere sotto lo stesso tetto pur non avendo alcun legame di parentela. Alla base di queste forme di convivenza pare si registri un criterio di convenienza sia di natura economica o di natura relazionale (aiuto/compagnia).

Questo insieme di tipologie, in Sicilia rappresenta il 5% del campione, valore fra i più bassi registrati nelle altre regioni.

E’ emerso, inoltre, che quanto più numerosa ed articolata è la famiglia tanto meno sono le persone al suo interno che lavorano. Ciò vale soprattutto se si tratta di una famiglia con figli minorenni e/o con anziani conviventi. Così, le tipologie familiari più a rischio, in tal senso, sono le coppie con due o più figli minorenni o il genitore singolo.

Fig. 13

In Sicilia, quest’ultima tipologia rappresenta ben il 9% del campione e come per tutto il Mezzogiorno è molto frequente la presenza di una sola persona in famiglia che percepisce un reddito.

Questa situazione ha un riscontro diretto con i dati emersi, sempre dal campione siciliano, riguardanti la condizione professionale dei familiari conviventi di cui, il 38% lavora (il valore più basso dopo la Calabria), il 27% studia (valore fra i più alti dopo Calabria e Puglia) il 16% è pensionato ed il 20% è disoccupato (valore in assoluto più alto).

Fig. 14

I problemi familiari

L’indagine fatta sul campione circa l’incidenza dei problemi familiari sulle relazioni interne alla famiglia fa emergere un dato di sicuro interesse. In Sicilia il problema di cui si avverte di più il peso è rappresentato dal prendersi cura degli anziani, seguito dai problemi economici e finanziari, cui seguono i problemi legati alla salute e, infine, si registrano i problemi nel rapporto fra genitori e figli.
In questo specifico ambito la Sicilia registra il valore più basso fra tutte le regioni.

Fig. 17

La famiglia e la società

Un altro interessante ambito di indagine toccato dal sondaggio telefonico è quello relativo al sentimento di ‘fiducia’ espresso dalle famiglie ed alla rappresentazione della gamma di soggetti verso cui essa viene più o meno indirizzata. Ricordiamo che la fiducia è presa in considerazione in quanto principale elemento di riferimento del concetto di “potenziale sociale “ della famiglia.

Fig. 18

In particolare, le famiglie siciliane forniscono un quadro che si differenzia rispetto al dato delle altre regioni. Al 1° posto, come maggiormente investite dalla fiducia delle famiglie, compaiono le Forze dell’Ordine, dato omogeneo in tutte le regioni.

Al 2° posto, a differenza che altrove, compaiono a pari merito la Chiesa e gli amici; al 3° posto i parenti, al 4° la magistratura, al 5° i vicini, al 6° i sindacati ed al 7° i partiti politici. In cima alla classifica troviamo l’autorità costituita, espressione di una concezione ben precisa della società, che pare possa godere di tale successo anche per l’effetto mediatico delle trasmissioni televisive (fiction, serial, sceneggiati etc.) che negli ultimi anni hanno rappresentato proprio le Forze dell’Ordine in una veste assai accattivante e degna di considerazione umana oltre che sociale.
Il ruolo della Chiesa, almeno da noi, continua ad affermarsi come stabilmente consolidato in quanto istituzione di riferimento oltre che religioso anche valoriale e sociale. La coda della classifica, invece, tradisce gli effetti di una crisi del ruolo delle organizzazioni di rappresentanza che spesso, anche proprio nel flusso della comunicazione sociale, non riescono a dare di se stesse un’immagine altrettanto forte ed univoca.

La richiesta di aiuto

Poiché la solidarietà e la gratuità sono indicatori direttamente connessi al concetto di ‘potenziale sociale’, il tema della ricerca/offerta di aiuto dalle ed alle famiglie è stato anch’esso oggetto di indagine. In sintesi, al di là di una serie di differenziazioni per tipologia, emerge il dato che la famiglia conserva un ruolo fondamentale di supporto e di sostegno nei confronti di parenti, amici etc. Dunque, a ragione essa si afferma come l’istituto su cui si fonda il potenziale sociale.

Fig. 19

In particolare, in Sicilia è emerso che la maggior parte degli intervistati ‘chiederebbe aiuto’ alla famiglia (59% – valore più alto in assoluto) mentre valori molto bassi si registrano per la richiesta a parenti e soggetti esterni alla famiglia. A livello di immaginazione, quindi, la famiglia è percepita come potenziale fonte di aiuto e sostegno.

L’esame di quanto accade nei fatti, però, tradisce una contraddizione con tale ‘immaginario’. Infatti, alla domanda sulle richieste di aiuto effettivamente avanzate, gli intervistati siciliani pongono al primo posto i parenti (49% il più alto dopo Calabria e Puglia), mentre il valore attribuito alla famiglia scende sensibilmente (26%, fra i più bassi registrati).

Fig. 20

Viene da chiedersi se questa discrepanza fra immaginario e realtà effettiva non sconti gli effetti di una condizione di debolezza in cui la famiglia siciliana si trova, proprio per assenza di politiche specifiche ad essa mirate, che non la mettono in condizione di autoaiutarsi.

Rispetto alla disponibilità della famiglia di dare aiuto, gli intervistati siciliani mettono al primo posto, come destinatari dell’aiuto stesso, i parenti, poi gli esterni alla famiglia e solo al terzo posto i familiari. Questo dato, in realtà, è specularmente collegato a quanto si diceva subito prima. Potrebbe aiutare a spiegare questo fenomeno anche il fatto che, forse, l’aiuto prestato ai familiari conviventi sia considerato come cosa scontata e, quindi, neppure da menzionare.

Fig. 21

Le tipologie emerse

Dall’intreccio delle varie dimensioni sondate, delle variabili ad esse sottese nel rilevare i comportamenti delle famiglie oggetto della ricerca, sono emersi 4 gruppi tipologici in cui sono stati classificati i soggetti intervistati. Vediamo di seguito quali sono ed in quale proporzione sono presenti nel campione delle famiglie siciliane.

Fig. 22

I fiduciosi sono coloro che vivono positivamente e con fiducia i rapporti familiari e sociali. In Sicilia sono pari al 36%, un valore piuttosto basso, in linea con quelli delle regioni del nord.

Fig. 23

I relazionali hanno una percezione ampiamente positiva con un forte orientamento alla famiglia, che va riducendosi man mano che si passa agli amici e ai vicini per ridursi di molto nei confronti delle istituzioni. Esprimono una manifesta diffidenza verso la società nelle sue espressioni formali. Proprio le istituzioni sociali sono quelle che essi giudicano negativamente. In Sicilia sono pari al 26% (valore più basso dopo la Calabria).

Gli istituzionali considerano le istituzioni sociali alla stregua degli amici, dei vicini e delle famiglie. Per essi le relazioni istituzionali sono certamente più rassicuranti ed affidabili di quelle umane. E’ anche il gruppo che presenta la maggiore problematicità legata alla presenza degli anziani e che ha come interlocutore privilegiato le istituzioni; sono famiglie che avrebbero anche bisogno di sostegno economico. In Sicilia rappresentano il 27% del campione, il valore più elevato fra tutte le regioni. Ciò può rivelare il fatto che la gravità dei problemi per le nostre famiglie supera i motivi di fragilità della credibilità delle istituzioni che, quindi, rimangono una fonte di speranza nella risoluzione di certi problemi che interessano la famiglia.

I guardinghi comprendono coloro che sono sfiduciati verso chiunque, probabilmente affetti da forme di disillusione e gravati da problemi economici, situazioni rispetto alle quali non intravedono possibilità di ricevere aiuto da chicchessia. In Sicilia sono pari all’11%, valore piuttosto basso rispetto alle altre regioni.

Rispetto ad una distribuzione dell’indice di potenziale sociale, l’indagine rileva che è proprio nel Sud e nelle isole, quindi anche in Sicilia, che si registra una media più elevata. Qui si riscontrano i valori più elevati per gli indici di familiarità, fiducia nelle istituzioni e di ospitalità. Nel complesso delle persone intervistate, comunque, sono gli anziani quelli che mostrano i valori più elevati in termini di potenziale sociale, così come le classi di età intermedie mostrano elevata fiducia verso gli organi istituzionali elettivi e bassi valori di familiarità e parentalità.

Fig. 24

Repertorio dell’innovazione: buone prassi di politica familiare locale

L’ambito della ricerca inerente le buone prassi e il repertorio sull’innovazione offre degli ottimi spunti che costituiscono, al contempo, un momento di riflessione ed uno di inizio per attivare politiche familiari idonee al fabbisogno. L’obiettivo specifico che ci si è posto è stato quello di rilevare le principali innovazioni realizzate a livello comunale/distrettuale rispetto a servizi e prestazioni rivolte alla famiglia.

Il lavoro di mappatura delle esperienze innovative di politica familiare ha fatto emergere il permanere di una certa difficoltà a livello culturale nella individuazione di politiche familiari, che rispondessero a tutti i criteri di innovatività; quasi tutti i progetti mappati hanno come destinatario dell’intervento la famiglia e le relazioni fra i propri membri. Occorre tuttavia evidenziare come in alcuni casi la famiglia risulti solamente il beneficiario indiretto del progetto, privilegiando un intervento su un singolo soggetto, anziano o minore, a scapito di quel fascio di relazioni che sono state definite essere il fondamento della famiglia.

Ciò mette in evidenza come sia gli amministratori che gli operatori e talvolta la famiglia stessa si consideri “residuale” rispetto al singolo soggetto o meglio fatichi a trovare una propria identità se non come esito delle singole soggettività.

Rispetto al processo e alla necessità di coinvolgere più attori possibili, è importante fare rilevare come la quasi totalità dei progetti individua il coinvolgimento di più soggetti – gli Enti Locali, le famiglie, la Chiesa e le Associazioni del Terzo Settore – anche se in alcuni casi si tratta di un coinvolgimento formale e poco operativo; come se il solo fatto di presentare il progetto e condividerlo con gli altri sia di per sé sufficiente per parlare di co-progettazione e collaborazione. In altri casi invece dai progetti traspare lo sforzo e la tensione nella ricerca di un attivo coinvolgimento dei diversi soggetti, proprio nella convinzione che attivare la rete locale sia, oltre che un mezzo per raggiungere più facilmente i bisogni della famiglia, anche un obiettivo cui tendere per dare conto delle diverse abilità presenti sul territorio.

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Sono numerosi gli spunti e le indicazioni che emergono, sia da una rappresentazione oggettiva delle realtà indagate sia dai modi di percepirsi come famiglia che gli intervistati siciliani hanno espresso.

Una importante considerazione di carattere generale, che nasce dalle varie analisi specifiche fatte, e che può servire come ancoraggio nel pensare e progettare una politica per la famiglia, è che quest’ultima rappresenta oggi più che mai un’aggregazione sociale di base che, nelle sue molteplici forme, costituisce la sede di incrocio di due sfere entrambe significative per la vita dell’individuo. Da un lato una serie di problematiche che vanno da quelle economiche, a quelle abitative, assistenziali, sociosanitarie, lavorative, culturali, educative e relazionali. Dall’altro una serie di potenzialità, sinteticamente espresse dal concetto di ‘potenziale sociale familiare’, afferenti alle possibilità di valorizzare e sviluppare le capacità di aiuto, socializzazione, solidarietà, produzione di identità e valori, che la famiglia ancora nella realtà siciliana riesce, seppure in varia misura, ad esprimere.

Input come questi non possono che essere preziosi punti di riferimento per i soggetti istituzionali e sociali, fra cui il Sindacato, che sceglieranno nell’immediato futuro di mettere a punto strategie, progetti ed azioni su cui fondare una nuova politica locale per la famiglia.