Lazzaro spallanzani, Il naturalista innamorato dei vulcani

La sua particolare attenzione, oltre che all’ambiente e alla società eoliana, si posò prevalentemente sui vulcani, sulla composizione delle lave, dunque su questo terreno argilloso, così complesso e ricco di sostanze minerali. Infatti nel suo bagaglio da viaggio vi erano il microscopio, la bottiglia di Leida, martelline, calamite, sostanze e reagenti chimici, termometri e bottigliette con tappo smerigliato idoneo a captare i gas, una sonda a draga che lui chiama tenaglia, atta a prelevare campioni terrosi dai fondali marini.

I capitoli dedicati alle Eolie risultano un grande trattato scientifico, minuzioso e particolareggiato, anche se nelle loro pagine possiamo cogliere qualche aspetto caratteristico di questa comunità isolana, sia sul carattere degli Eoliani che sui paesaggi e sull’ambiente naturale.

Le pagine eoliane sono raggruppate in quattro tomi, riportati integralmente ed in originale, dunque in un italiano arcaico proprio del ‘700, e costituiscono l’anima del volume “Destinazione Eolie’.

Durante il viaggio verso Stromboli l’autore annotava. “spiegate erano tutte le vele, e l’andar nostro non era correre, ma volare. Non ostante che il vento, e il mare ingagliardissero sempre di più, e che or ci vedessimo sospesi su la punta d’un onda, or profondati come in una voragine, nulla avevamo a temere, per essere sempre stato il libeccio intavolato per poppa; e in men di tre ore giungemmo a Stromboli, che è a trenta miglia da Lipari, dato fondo al nord-est, dove il corpo della Montagna rintuzzando l’empito del vento, rendeva il mare meno sconvolto. Per qualche tratto di viaggio fummo accompagnati da una torma di marini animali, che ci fecero una specie di corteggio. Questi erano delfini, che preso in mezzo il nostro legnetto si diedero a schizzarvi attorno, a trastullarsi, guizzando da prora a poppa, e da poppa a prora, d’improvviso profondandosi nell’onde, poi ricomparendo, e fuori cacciato il muso, lanciando a più piedi di altezza il getto d’acqua, che riprese espellono dal forame che sul capo si apre. E in quegli allegri lor giochi appresi cosa non mai da me veduta nelle migliaja di questi piccioli cetacei in altri mari osservate’.

Il libro è impreziosito da un saggio sul Settecento Liparitano scaturito da accurati studi del professore Giuseppe Iacolino. Il saggio di Iacolino, a piccoli passi, si rivela utilissimo per avviare il lettore ad un corretto approccio con un classico della letteratura scientifica.
Carmelita Merlino