Giuseppe Pino, l’uomo che difese gli uliveti secolari di Rometta

ROMETTA – L’ulivo non è una sequoia, ci sali sopra e i suoi rami sembrano ribellarsi: pare che si lamentino scricchiolando come se fossero vuoti all’interno: Giuseppe Pino non è “Butterfly Hill”, non ha le sue lunghe gambe da modella né la delicatezza di una splendida ragazza americana.

Giuseppe Pino salì sull’albero per difenderlo 


Eppure nel ’97 anche lui è salito su di un albero per difenderlo, quando il comune di Rometta diede l’ok per costruire in un uliveto di contrada Filari un centro sportivo polivalente. Una colata di cemento che avrebbe dovuto far fiorire campi da tennis e servizi. Qui nasce la favola ambientalista dell’ex ferroviere Pino: baffoni che finiscono per esaltare la dentatura larga, capelli rossi il cui colore negli ultimi tempi è rinvigorito con “una sana lozione colorante alle erbe”.

Una favola perché come tutte le favole si presta a diverse chiavi di lettura: da una parte ci sono i romettesi, cioè i concittadini di Pino che hanno molte riserve sulle sue imprese, specialmente gli ex amministratori comunali a cui non ha permesso di realizzare un impianto sportivo elettoralmente strategico.

 

 

Dall’altra ci sono i media che lo hanno eletto davvero come l’omologo italiano di “Butterfly Hill”, cioè dell’americana che ha vissuto per un lungo periodo sopra un’alta sequoia.

Eroe alla nostra maniera

Un eroe alla nostra maniera che probabilmente non scriverà mai un libro sulla sua esperienza, come ha fatto l’americana, che forse perderà la sua battaglia, quando la giustizia chiuderà definitivamente la partita della realizzazione o meno dei campi sportivi.

Pino ha comunque ottenuto una popolarità che nemmeno i suoi amici locali di Legambiente hanno mai raggiunto: ospite al Maurizio Costanzo show, intervistato dai maggiori settimanali italiani. Disegnato in copertina, sopra il suo albero con relativa favola incolonnata, dai bimbi che aiutano a confezionare l’inserto scolastico di uno dei più importanti quotidiani nazionali.

Infine l’incontro proprio con “Butterfly Hill” avvenuto qualche mese fa Roma, in occasione della presentazione in Italia del libro del quale Pino conserva una copia con affettuosa dedica.

Due personalità molto diverse

Lei esile, altissima e delicata, lui piccolo, contadino ma vero, sicuramente più reale della stessa ex top model simbolo universale delle battaglie ambientaliste.

Reale come la sua battaglia in difesa degli ulivi di Filari; alberi spesso secolari che ricadono anche nella sua proprietà, come i suoi nemici si sono affannati a segnalare, ma che caratterizzano un’intera area quasi verde della martoriata cittadina tirrenica, dove abusivismo e speculazione edilizia sono stati una costante per alcuni decenni, disordine avvenuto con la benedizione della politica, e che ha permesso a pochi imprenditori di accumulare fortune.

Qualcuno doveva dire basta

Qualcuno doveva dire basta e questo qualcuno, con molto coraggio, con la testardaggine dei contadini, è stato Giuseppe Pino. Ambientalisti si può diventare per caso o per opportunità: ma non è un caso che proprio a poche centinaia di metri sia sorto un impianto per la produzione dell’olio, finanziato con denaro pubblico nell’ambito dei Patti territoriali.

Quell’impianto, inaugurato da poco, è nato per motivi logici, legati al mondo di cui Pino si erge a paladino, cioè alla presenza degli uliveti nella zona. Probabilmente la logica sta dalla parte del contadino, anche se probabilmente non è questo aspetto che valuteranno i giudici quando decideranno definitivamente cosa fare di alcune miglia di metri di anonima campagna siciliana in parte già devastata da un paio di colate di cemento per realizzare un serbatoio comunale e un campo di calcio.

 

 

 

 

 

 

Un ambientalista consacrato

Di certo c’è che a Rometta esiste un ambientalista ormai consacrato, impegnato nella protezione civile, che si espone per dire no all’insediamento selvaggio dei ripetitori dei cellulari nei centri urbani, che rappresenta per grandi e piccini la favola di una campagna morente, dove gli ulivi hanno il rispetto dell’uomo, come un tempo, e che sono stati curati dai padri e dai nonni con lo stesso amore. E per tutti hanno rappresentato, e oggi rappresentano un po’ di meno, utili mezzi di sostentamento.

Una campagna fatta di storie tramandate, di malattie delle piante che mettevano in discussione un anno di sacrifici e di duro lavoro. La nostra passeggiata tra gli ulivi difesi da Pino è stata anche una lezione memorabile, la favola della terra, vissuta come bambini ed assieme ad un bambino: la pianta delle more, i funghi colorati rosicchiati dagli insetti, e quindi presumibilmente buoni (ma è meglio non toccare), ed i sapori dimenticati nel proprio passato, come l’incontro con la pianta delle palline colorate, i corbezzoli, o “mbriacheddi” come vengono chiamati da queste parti.

“Vede quell’albero: è un gelso – Pino ci indica preoccupato un albero in fiore – Non dovrebbe fare i fiori in questo periodo. Chissà perché si comporta così?”.

Francesco Venuto