Ecco come sono stati salvati i due mascheroni apotropaici di Villafranca Tirrena (1999)

VILLAFRANCA TIRRENA (Bauso) – Per più di un secolo hanno tenuto lontano gli spiriti maligni dall’abitazione dei loro padroni. Martedì mattina invece i due mascheroni apotropaici, sistemati come tradizione vuole sulla chiave di volta dei due eleganti portali di un’abitazione di via Nazionale a Villafranca Tirrena, hanno dovuto soccombere alla moderna furia di una ruspa. I pochi pezzi salvati sono stati trasferiti al chiuso di un museo privato di Barcellona Pozzo di Gotto.

La memoria storica finita in polvere

In un paio d’ore di lavoro se n’è andata un’antica abitazione e un altro pezzo di memoria storica, architettonica e artistica del paese, una delle poche testimonianze rimaste in un luogo già da anni rivoltato come un calzino e rifondato con il calcestruzzo.
L’aspetto più impressionante di quest’ulteriore vicenda di ordinario rifiuto della memoria del passato è rappresentato dalla inaudita mancanza di sensibilità che si sta dimostrando alla cittadinanza.

Amministrazione comunale sul banco degli imputati

Sul banco degli imputati c’è l’amministrazione comunale di Villafranca Tirrena, la commissione edilizia che ha approvato il progetto di demolizione e ricostruzione senza alcuna prescrizione e dell’assessore ai beni culturali che, a questo punto, dovrà spiegare alla minoranza cosa ci sta a fare in quel posto.
E questo ennesimo episodio accade a pochi giorni di distanza dalla scoperta che la variante al Prg del paese, fresca di adozione da parte del Consiglio comunale, ha sbrogliato la matassa che aveva impedito per molti anni la cementificazione dell’ex parco del castello di Bauso.

Infatti l’area, dove sono ancora visibili parti delle antiche strutture murarie delle macchine utilizzate per realizzare i giochi d’acqua, sino ad oggi pur ricadendo in zona “B” non poteva essere edificata perché priva di viabilità. Un “cavillo tecnico” spazzato in un solo colpo con la variante al Prg.

La vicenda ha già fatto registrare numerose proteste: il sindaco Battaglia, che pregustava attestazioni di stima per il traguardo raggiunto con la variante al Prg – per sua stessa ammissione – è stato invece sommerso dalle critiche dei cittadini. Critiche che saranno calate in una petizione popolare contro la cementificazione del parco le cui firme stanno per essere raccolte.

Ovviamente anche la minoranza consiliare si appresta a cavalcare la tigre offerta così generosamente dalla maggioranza consiliare e vani sembrano i tentativi di giustificare il colpo di mano operato da chi ha dato il placet agli architetti e si sentono scuse del tipo: “La colpa non è nostra, il parco era già zona ‘B’…”.
La vicenda dei mascheroni apotropaici che, con le loro sinistre fattezze  sicuramente hanno intimidito i bambini nati a cavallo tra i due secoli, “erano un interessante esempio di arte barocca”. Lo afferma l’etno-antropologo Sergio Todesco.

“Qualcosa di simile in provincia di Messina l’ho potuta schedare nella zona ionica – aggiunge il Catalogatore etno-antropologo Osvaldo Prestipino Giarritta – Questi due ‘faccioni’ per molti anni sono stati preciso punto di riferimento lungo il tratto di strada nazionale che collega Messina a Palermo e preludio ideale e reale della bolgia e del cammino da seguire per giungere alla ‘villa dei mostri’ di Bagheria”.

Esperti e amministratori, due mondi opposti

Parola di esperto, quindi c’è da chiedersi: ma è mai possibile che solo l’amministrazione comunale di Villafranca non sia stato in grado di valutare i due portali con “mascheroni apotropaici cornuti” nella maniera corretta, salvaguardandoli in loco?

In casi come questi, se davvero ci fosse la volontà di tutelare il patrimonio storico-artistico locale, il buon senso dice che le strade da seguire erano due: la prima, quella di obbligare la ditta che sta effettuando i lavori a ricollocare i due portali nello stesso allineamento originale, pur nei limiti delle esigenze progettuali; la seconda, rappresentata dalla possibilità che il comune li facesse propri, anche acquistandoli, lasciandoli poi fruire gratuitamente alla cittadinanza, in un qualsiasi angolo caratteristico del paese.

Poi c’è la terza strada, probabilmente la meno opportuna, ma anche la più facile: e l’amministrazione comunale l’ha imboccata senza pensarci due volte.

Francesco Venuto, pubblicato su Gazzetta del Sud del 12 novembre 1999