Antonio Cantaro e i ragazzi del Majorana di Gela: il pensiero differente che si chiama “Linux”

GELA (CL) – Scuola e spending review: a Gela da otto anni sperimentano il software a costo zero. Tutto grazie ad un docente e agli alunni dell’istituto “E. Majorana”. All’inizio l’ingegnere Antonio Cantaro ed i suoi ragazzi apparivano a tutti come dei marziani. Nei tempi del dominio assoluto di Microsoft Windows e suite Office a casa, ma anche negli uffici pubblici e nelle scuole, all’ombra della raffineria si sperimentava Linux, un sistema operativo nato da un’idea di Linus Torvalds, uno studente universitario finlandese, e le suite dell’“ufficio libero”, come OpenOffice.

Oggi l’istituto “Majorana” è un punto di riferimento per tutti gli italiani interessati al mondo Linux, anche grazie alle traduzioni dei manuali messe in rete ed ai forum di assistenza online, oltre alle distribuzioni personalizzate dei vari programmi. Tutto rigorosamente senza scopo di lucro. Galeotta fu la creazione di un’aula di informatica: “Nel 2007 l’allora dirigente scolastico Vito Parisi mi chiese di dare un’occhiata al contratto di fornitura degli elaboratori, – racconta l’ingegnere Cantaro – che prevedeva un totale di otto computer con relativo software a pagamento, insufficienti per realizzare un’aula in grado di ospitare una classe. Con gli stessi soldi i computer sono diventati ben sedici, dopo aver sostituito tutti i programmi a pagamento previsti con software libero e gratuito”. Oggi Cantaro ed i suoi ragazzi, molti dei quali sono già inseriti nel mondo del lavoro, trasferiscono tutto il loro “know how” anche alle altre scuole del circondario. Ma non solo: “Non mancano i contatti con l’amministrazione comunale e con la popolazione locale, – continua Cantaro – per esempio abbiamo già effettuato un breve seminario gratuito per alcuni funzionari comunali e ci accingiamo a realizzare un corso d’informatica di base (con particolare riguardo al software libero) anche per i cittadini che ce l’hanno richiesto”. Linux è bello, è conveniente, OpenOffice e LibreOffice non hanno nulla da invidiare alla suite Office di Microsoft: perché, allora, il mondo del software libero stenta ad affermarsi, specialmente negli uffici pubblici e nella scuola? È sempre Cantaro a raccontare un aneddoto che può chiarire questa contraddizione: “Quando installai Linux nel computer della sala docenti, alcuni colleghi si lamentarono col dirigente, dicendo che si trovavano meglio con Windows; allora io inserii sul desktop un messaggio che recitava grossomodo così: ‘Vuoi Windows? Compralo, con metà stipendio probabilmente ce la farai’. Da allora non ho più sentito nessuna lamentela”. Siamo tutti conservatori con i soldi pubblici. È di questi giorni la notizia che lo Stato Maggiore dell’Esercito Italiano ha adottato LibreOffice per i propri computer: un risparmio a metà, perché i sistemi operativi continuano ad essere forniti da Microsoft, ma celebrato come un “grande” avvenimento. Nel frattempo centinaia di computer nuovi sono ancora imballati e stipati nei magazzini degli uffici regionali perché Sicilia e Servizi (la società che si occupa dell’informatizzazione) impiega tempi biblici per metterli in esercizio, rendendo software ed hardware obsoleti fin dall’acquisto. Sicilia e Servizi ha puntato tutto su sistemi a pagamento, tant’è che anche i server utilizzati sono basati su Windows. Una scelta antieconomica, che potrebbe apparire come un ostacolo ad una “sana” spending review. Restando in tema di sprechi, sono stati spesi milioni di euro per la formazione del personale regionale attraverso corsi istituiti in convenzione con le università e mirati all’apprendimento di programmi del pacchetto Office, ignorando ancora una volta il mondo del software libero e puntando denaro pubblico su un cavallo perdente, tanto più che nelle aule universitarie i computer sono già avviabili con due sistemi operativi. “L’università italiana è pronta per questa rivoluzione, – conferma Cantaro – mentre il mondo della scuola arranca: neanche i tecnici di laboratorio molto spesso sono a conoscenza dell’esistenza di sistemi operativi gratuiti, e per mia esperienza tali assistenti, dopo esservi entrati in contatto, si arricchiscono di nuove conoscenze che poi trasferiscono nelle altre scuole”. È chiaro che siamo in assenza di limpide direttive statali, che spesso si limitano ad un invito generico volto al risparmio della carta e alla quasi abolizione delle fotocopie. Ma tutti questi progetti finiscono contro l’assenza di fondi a livello d’istituto, che non permette alle scuole una seria programmazione verso una solida “politica digitale”, che non è affatto quella degli interventi a “macchia di leopardo”, affidati alla buona volontà dei singoli, come il felice caso Cantaro-Majorana. Anche perché esistono delle rigide direttive in materia di archiviazione e “smaterializzazione” dei documenti cartacei. Ma anche a livello dell’apparato amministrativo della Regione Siciliana esistono uomini di buona volontà e capacità, come il caso di Turi Comito, un funzionario che ha fatto “resuscitare” i vecchi computer del suo ufficio palermitano convertendoli in Linux. Con una distribuzione ad hoc che ha chiamato “Turi Linux” e che oggi viene scaricata in tutto il mondo. Perché Linux è anche questo: è composto da codici aperti, liberi, modificabili secondo le esigenze del singolo caso. Questo è uno dei motivi per cui, nel momento in cui la Regione Siciliana sognava di sbarazzarsi di Sicilia e Servizi, a causa dei software proprietari “blindati” rischiava di tornare all’era pre-digitale da un giorno all’altro (le avvisaglie furono rappresentate dalla semplice disattivazione dei server ubicati in Val D’Aosta). Server basati su Windows e che spesso scoraggiano in maniera sospetta le connessioni da sistemi Linux. Mentre i server basati su Linux risultano più sicuri e con meno “pregiudizi”. Ma Linux al momento può realmente sostituire il 100% dei sistemi operativi presenti in un ufficio tecnico o anche solo amministrativo? La risposta al momento è “nì”. Succede questo: prendiamo per esempio il Genio Civile o una qualunque Soprintendenza, quindi istituti tecnici, in cui si presume si utilizzino programmi per la progettazione o l’elaborazione complessa di dati. I computer dei tecnici hanno talvolta bisogno di utilizzare programmi disegnati per Windows, e diventa problematico – al momento – sostituirli con versioni per Linux o farli girare a pieno regime con il “pinguino”. Si tratta del dieci percento del fabbisogno reale. I restanti PC sono “macchine per scrivere” o semplici terminali in rete per i vari adempimenti (firme digitali, mandati di pagamento ecc.). Il risparmio sarebbe notevole, e basta fare due conti: il prezzo di Windows 10 Professional preinstallato (quindi già scontato) si aggira intorno ai 175 euro, mentre il pacchetto Office Professional 2016 costa più di cinquecento euro. Tutto da scontare, per carità, ma la sostanza cambia poco. Ma qualcuno ci guadagna dopo un’operazione di queste? C’è una risposta, anche se può sembrare paradossale: i ragazzi del “Majorana” e coloro che hanno acquisito competenze “alternative” come loro. Questo perché è vero che i programmi sono gratuiti, ma se sei un’impresa ed hai bisogno di formazione per i tuoi dipendenti entrano in ballo questi alunni “illuminati”, che sono in grado (a vari livelli) di rispondere, col giusto compenso, alle richieste. Queste sono opportunità di lavoro 2.0, soldi che restano nelle tasche dei nostri giovani e dei nostri “cervelli” più raffinati, senza volare oltreoceano. E questo non è un aspetto trascurabile dell’intera vicenda.

Chiara Venuto, pubblicato una prima volta su centonove, nel 2015

I rapporti tra uffici pubblici degli Stati e software commerciali

(C.V.) Russia, Cina ed India hanno bandito i sistemi operativi a pagamento nei loro uffici; il Brasile, quand’era Lula al potere, ha avviato una politica per favorire l’adozione dell’open source; il parlamento francese è migrato nel 2007 ad Ubuntu Linux, mentre la gendarmeria ha adottato OpenOffice.org, Firefox e Thunderbird; la regione autonoma dell’Estremadura ha annunciato nel 2012 la migrazione a Linux Debian per i 40.000 computer dell’amministrazione regionale dopo aver adottato già Linux per il servizio sanitario pubblico e le scuole. In Italia nel Codice dell’amministrazione digitale il Decreto legislativo del 7 marzo 2005, n.82, al Capo VI il titolo recita: “Sviluppo, acquisizione e riuso di sistemi informatici nelle pubbliche amministrazioni”. È il vademecum di ciò che si dovrebbe fare dal 2005 ma non si fa (forse per mancanza di controlli o perché, nella migliore delle ipotesi, mancano le chiare istruzioni a livello decentrato). Secondo le direttive di questa legge Microsoft Office non ha i requisiti di economicità per essere installato nelle macchine della pubblica amministrazione, quindi anche l’annuncio dello Stato Maggiore dell’Esercito è sintomatico di un ritardo notevole della nostra amministrazione e che di certo non ha giovato in questi anni a contribuire per il contenimento della spesa pubblica.

La diffusione dei sistemi operativi in Italia (Settembre 2015)

Windows 7: 44,35%

Windows 8.1: 13,8%

OS X: 10,65%

Windows XP: 8,8%

iOS: 6,9%

Windows 8: 3,77%

Android: 3,57%

Windows Vista: 3,54%

Linux: 2,51%

Altri: 2.11%

N.B: in memoria del professore Antonio Cantaro.