Albert T’Stevenson, Un reporter nelle cave di pomice

LIPARI – Con il libro Itinerario Eoliano dell’autore francese Albert t’Serstevens a cura di Roberto Cincotta, si aggiunge un contemporaneo alla collana di “Viaggiatori alle Eolie- edizioni del Centro Studi di Lipari; infatti in dodici anni di pubblicazioni è stata data la precedenza alla rievocazione di immagini e suggestioni eoliane di due secoli affascinanti come il XVIII e il XIX; questa nuova pubblicazione di un autore del XX secolo completa il panorama letterario della collana editoriale.

Albert T’Serstevens nato vicino Bruxelles nel 1885, è morto a Parigi nel 1974. E’ una figura di tutto rispetto nell’ambiente culturale francese contemporaneo, notevole sia per produzione libraria, sia per successo di pubblico, come testimoniano le ristampe e riedizioni di molti suoi libri, alcuni dei quali tradotti in inglese, tedesco e spagnolo.

Alcuni punti fermi della sua vita di uomo e scrittore sono stati l’amore per la libertà, la passione per i viaggi, la curiosità e la vivacità intellettuale, la capacità di mantenere un certo distacco nel guardare il mondo e gli uomini.

E’ nel 1956 che T’Serstevens decide di andare in Sicilia e in Sardegna. Dagli appunti di questo viaggio durato otto mesi nasce il libro Sicile, Eoliennes, Sardaigne. Itinéraires italiens, pubblicato l’anno dopo e ristampato nel 1965 e dal quale lo studioso Roberto Cincotta ha estrapolato e tradotto il capitolo Itinerario Eoliano. L’autore ha fissato i ricordi dedicando un capitolo ad ogni isola; la presentazione è stilata da sua moglie Amandine, la quale ha arricchito le pagine del libro anche con disegni e fotografie dei luoghi visitati. -Quando abbiamo visitato le Isole Eolie, mio marito ed io, mi ricordo che sbarcando a Lipari serbavo ancora tutti i sogni della mia giovinezza: un mare completamente bianco, le pietre pomici ondeggianti sulla superficie dell’acqua in quantità tale da impedire alla nostra barca di avanzare”.

«La narrazione – asserisce Roberto Cincotta – procede alternando ironia ed ammirazione sincera, disapprovazione e incantamento, aiutando il lettore a inquadrare visivamente le descrizioni grazie alle fotografie ed ai disegni di Amandine. Pensiamo ad esempio agli artisti ambulanti o agli interni della casa strombolana. L’autore trova anche spazio per parlare dell’attività estrattiva della pomice in uno stile da reporter, descrivendo minuziosamente gli impianti e la lavorazione». -Una barca a motore, ad alto dritto di prua ci porta a Lipari. Siamo subito sedotti dalla schiettezza e dalla personalità di questa cittadina tutta rampe, in cui le case si accavallano e si aggrovigliano in uno dei più divertenti disordini.

Non parlo, evidentemente, del solito corso Vittorio Emanuele, la strada dei negozi, dritta, piatta e banale, ma della popolare Garibaldi e dei vicoli vicini, con la loro pavimentazione di lastre e di ciottoli, le loro facciate ridenti, i loro balconi fioriti, dello stile panciuto di Siracusa, e con l’architettura tutta locale di un gran numero di porte e di finestre, di un barocco molto discreto che fa pensare alla Castiglia molto più che alla Sicilia, archi, pilastri e mensole di disegno molto semplice in cui soltanto le chiavi di volta si permettono della fantasia.

In una intervista rilasciata ad una radio francese, t’Serstevens parla di questo libro e spiega che dopo tanti viaggi in paesi lontani è andato nelle isole italiane per ritrovare le origini della civiltà mediterranea.

Ai suoi ascoltatori parla della sabbia nera di Vulcano e della grandezza tragica dell’isola. Descrive poi l’architettura eoliana che definisce -per metà araba-; ricorda Stromboli che dice “di difficile accesso”, e infine Lipari, isola maggiore, -più grande e più amena”.

Carmelita Merlino

pubblicato per la prima volta il 17 febbraio 2001