1959, Stromboli che tenta di risorgere visitata dal poeta Papalia

STROMBOLI – Fa parte di “Stromboli isola magica”, pubblicato, si fa per dire, “per i tipi dello stesso autore nel 1959”. Una di queste rarissime copie è stata regalata, nel 1992, a chi ha scritto queste note, come una sorta di ringraziamento pe le frequenti visite a casa Papalia, sulla caotica via Palermo alta di Messina.

In quella villetta Silvio Papalia Jerace viveva assieme alla paziente moglie originaria di Malta, ai tanti libri, ai suoi numerosi manoscritti e all’inseparabile “Olivetti” azzurra di cui, ogni mattina, pigiava i tasti con la delicatezza di un pianista. A Stromboli lo scrittore messinese arriva grazie “Ad un atto gentile del quale non finirò mai di ringraziare il professore della Università di Messina, studioso di fama internazionale, professore Carmelo Cavallaro, a quel tempo presidente dell’E.P.T. di Messina”, come egli stesso precisa nella post-fazione.

Si trattò di un gentile invito non del tutto disinteressato: il professore Cavallaro era presidente dell’Ente per il turismo, Stromboli un’isola tutta da scoprire (per ciò che riguardava i grandi flussi turistici), Papalia era un uomo che sapeva lavorare finemente di penna. “A proposito di Stromboli, io avevo scritto a suo tempo una canzone (Silvio Papalia Jerace era anche poeta), poiché intendevo reclamizzare l’isola; ma per un insieme di circostanze non ebbi modo di contattare Don Di Mattina, sponsor di Stromboli. La canzone, di cui possiedo lo spartito e un disco di formato grande, si intitola ‘Andiamo a Stromboli’ ed è stata musicata dal maestro romano Valerio Vannuzzi”, chiarisce ancora, e con rammarico, lo stesso scrittore nella citata post-fazione.

Certo fa sorridere l’idea di un disco per “reclamizzare” un’isola: e allora cosa dire di “On the island of Stromboli” cantata e incisa nell’omonimo disco dal grande Frank Sinatra?

Quanto ha contribuito a far conoscere Stromboli nel mondo? A Stromboli si reca il poeta Papalia, lo scrittore che aveva letto le opere dei grandi viaggiatori europei, l’uomo che si innamora della turista tedesca incontrata sulla nave: “Chi sei, Ursula Schaf? Una teutonica dagli occhi azzurri ch’io trovai seduta a tavola davanti a me, tanto che potei guardarti a lungo nel fondo limpido delle pupille. Eri fra tante donne giovani e belle, nostalgia (per me) di sogni lontani”.

Ma Papalia era anche il serio cronista con il compito di raccontare tutto ciò che aveva osservato nella sua missione di inviato sull’isola: “ Come ho già affermato , a Stromboli ho visto una bicicletta in moto, ed un carretto siciliano fermo con le aste per aria. Ho visto inoltre, cucine funzionanti a gas liquido, negozi con articoli vari, una rivendita di tabacchi che funzionava anche come bar. Ho sentito un motore a nafta rompere il silenzio: era un motore agricolo…”. Non sta a noi giudicare il valore letterario di un manoscritto come “Stromboli isola magica”, di certo rappresenta un documento interessante, come interessante è tutta la produzione di Silvio Papalja Ierace: per tutta la vita ha lavorato al “Dizionario sacro -siculo”, una raccolta di notizie riguardanti la Sicilia con un’appendice sull’isola di Malta. Anche questa sorta di enciclopedia, che oggi dovrebbe essere custodita dai figli dello scrittore, ha uno straordinario valore documentale e molti sono i riferimenti alle isole Eolie, che erano nel cuore di Papalia Jerace. Il nostro compito è solo quello di far conoscere l’esistenza di questi documenti e per questo, di seguito, abbiamo scelto di pubblicare alcuni stralci di “Stromboli isola magica”. Si tratta di spezzoni che ci piace riproporre come se Papalia Jerace collaborasse con noi a questo giornale di cui, sicuramente, avrebbe apprezzato lo spirito.
Francesco Venuto

Un lume nel buio. E intorno terra nera

STROMBOLI – Ed ecco la strada buia s‘intravede sotto i nostri piedi. E’ una strada di cemento, un nastro deposto sopra la terra nera. Vi si cammina stentando, come se, al di là di questo tragitto, si vada incontro all’ignoto che fa paura. Se fossimo in barca, ci parrebbe di andare sul fiume Acheronte e di andare nel Regno dei morti… Lunga sembra la strada… Di tanto in tanto, qualche luce rompe l’oscurità. Non sono fanali che illuminano la strada… E’ luce che filtra dall’interno di qualche casa. Sono lumi a petrolio, che vedremo sopra una toletta, tra fotografie fatte in America o in Australia e finite in quest’isola. Ecco finalmente apparire il villaggio della “Corda Fratres”, chiamato “ Villaggio internazionale dello studente europeo”.

Ci ritroviamo nell’ampia sala da pranzo. Un grosso lume ad acetilene manda una luce assai viva e un calore insopportabile. Ecco un inglese allegrissimo… La sala risuona di risate di questi giovani… ragazze prosperose partite da Londra o da Berlino si trovano a loro agio in questa generale allegria. Mi accorgo, purtroppo, di trovarmi alquanto a disagio. Non intendo tentare avventure, ohibò! Ma non oso entrare in confidenza con questi giovani…

Ora sono già a letto. L’alloggio si compone di due stanze. Una contiene un tavolo, brocche, cose varie, stipi, un forno, l’apertura della cisterna. Nell’altra stanza è un letto in ferro. Sul comò ci sono due lumi a petrolio ed una statua della Madonna Addolorata sotto una campana di vetro. Una statua bellissima che non dimenticherò mai…

Eccomi fuori, all’aria aperta. Nuvole e sereno si alternano, sole e pioggia contrastano tra loro… Calpesto la terra del vulcano, nera all’esterno, ma nelle viscere ricca del fuoco che mai si spegne…

Ho visto anche la chiesa di San Bartolomeo, all’altro capo della strada in cemento. E’ anch’essa una bella chiesa, dalle proporzioni imponenti. Ascolto la Messa e, al momento dell’elevazione dell’ostia, sento partire dal piazzale antistante un nutrito scoppio di mortaretti. Dentro, il suono di un armonium si accompagna al canto di una signorina. Anche donna è colei che suona.

Fuori la pioggia è scrosciata violenta, come per concludere una notte di lampi e tuoni, vento e tempesta. Ma il mare è calmo, e il sole vince le nubi, e il cielo ritorna sereno. Sarà bello riprendere alcune immagini. Non posseggo una macchina fotografica di gran marca… la mattinata trascorre riprendendo scene su scene. Sono tratti di spiaggia, sono case caratteristiche, bambini che giocano tranquilli… Silvio Papalja Jerace

Ecco cosa offriva il vulcano ai turisti – Come son dolci melograno e malvasia

Foto di Francesco Venuto

STROMBOLI L ‘isola possiede un Albergo della Gioventù, chiamato “Ostello Eolo”, capace di 4 camere e di 20 letti, 10 per uomini e 10 per donne. E’ aperto tutto l’anno, e vi si possono consumare i pasti quotidiani. Esiste anche un alberghetto-rifugio del Club Alpino Italiano. Contiene 3 camere, con 4 posti per le donne ed 8 per gli uomini. Vi si pranza. Inoltre esistono cinque locande: la “San Domenico”, con 4 camere e 10 posti, la “Belvedere” con 2 camere e 6 posti; la “Stella” con 4 camere e 12 posti; la “Lazzaro Spallanzani” con 4 camere e 8 posti. A proposito di Lazzaro Spallanzani, ricorderò che il grande biologo italiano visitò la Sicilia nel 1778, e fu anche a Stromboli oltre che sull’Etna.

Stromboli possiede un Osservatorio della Marina e, a Punta Labronzo, un Osservatorio. ma non è quello che si desidererebbe. Occorre che anche in quest’isola venga impiantato un Osservatorio Vulcanologico particolarmente attrezzato, dato che i fenomeni stromboliani rivestono interesse unico nella dinamica dei vulcani. Il vulcano più attivo d’Europa ci dà, per esempio, le cosiddette “bombe stromboliane”, che hanno forma di bombe svuotate del loro contenuto (allorché è possibile raccoglierle).

Come ho già affermato, a Stromboli ho visto una bicicletta in moto, ed un carretto siciliano fermo con le aste per aria. Ho visto, inoltre, cucine funzionanti a gas liquido, negozi con articoli vari, una rivendita di tabacchi che funzionava anche come bar. Ho sentito un motore a nafta rompere il silenzio: era un motore per uso agricolo. Ho visto passare il vaporetto. Ho sentito la radio a galena…

I botanici sarebbero capaci di scrivere un trattato scientifico sulle attrattive botaniche di quest’isola; ed io non potrei biasimarli. Infatti, pur essendo poco competente in materia… Ma procediamo con ordine. Tra queste casette bianche, provviste di terrazzino che dà sul mare, allignano molte piante utili, che danno alla terra nera una nota di colore. Il melograno rosso ricorda il fuoco del suo vulcano. Noi apriremo quella buccia amara e ne trarremo fuori i numerosissimi chicchi rosei, succosi e squisiti. Qui non si trovano i bar cittadini provvisti di ogni genere di bevande. Qui si può prendere, di volta in volta riscaldata sopra un fornellino a gas, una semplice tazza di caffè.

Il melograno ci dà un frutto che non è certo peggiore della Coca Cola o della birra. Non parliamo poi delle arance o dei limoni, profumatissimi, dal sapore acre e dolce, gioia del palato, caratteristico della nostra Sicilia.

Volendo mettere in bocca qualcosa di eccitante e di squisito, non dobbiamo dimenticare che Stromboli, come le Eolie in genere, produce il vino “passito” (prodotto con uva fatta seccare alquanto sui cannicci), dolcissimo. Chi non conosce, almeno di nome, la Malvasia, che si esporta in tutto il mondo? S.P.J.

Qui il mondo riscoprì la fratellanza

A pochi anni dagli orrori della guerra sembra che nel villaggio della “Corda Fratres”, alle pendici di un vulcano nel cuore del Mediterraneo, i giovani di tutto il mondo riscoprano l’amicizia, dimenticando gli odi dei padri. Italiani,Tedeschi, Inglesi, Francesi, Americani si incontrano intorno a un bicchiere di malvasia, cantando vecchi ritornelli dialettali che diventano un vero inno alla pace.

Francesco Venuto (pubblicato una prima volta su stretto Indispensabile edizione delle isole Eolie)