Quando salivo sul ring per riscattarmi

Pietro Marchetta
FILICUDI – Quando salivo sul ring per riscattarmi. Pietro Marchetta è nato a Filicudi il 10 Marzo del ’47. A 14 anni fu costretto a lasciare l’isola e a partire alla volta dell’Argentina con la sua famiglia. La sua vicenda è duplicemente esemplare sia perché rappresenta l’ennesimo caso di bambini che nonostante vadano via da piccoli senza ricordare grandi cose, avvertono il bisogno di ritornare, sia perché Pietro come John Bonica, il “mago del dolore” e della medicina, ha coltivato la passione per il Wrestling.

Uno sport non alla portata di tutti e che si nutre di soggetti dalla inevitabile prestanza fisica, propria di tanti altri giovani dell’isola. Fisico scolpito, robusto e dai lineamenti del volto molto forti, proprio di chi allena i muscoli percorrendo su e giù le ripide scalinate dell’isola, issa la barca anche due volte al giorno sulla spiaggia e attraversa, per ovvie necessità, persino montagne intere, talvolta con qualche peso sulle spalle. Aria pura e tranquillità, alimentazione genuina, semplice, associata al movimento, dove spazio e tempo non mancano, ma costituiscono non solo i segreti per vivere bene ma anche le certezze per vivere a lungo. E le isole in genere sono palestre al vento anche per tanti turisti votati ogni giorno allo jogging (corsa leggera). “Pedro el Romano”, il nome d’arte del giovane Pietro Marchetta, ha lottato su quasi tutti i ring dell’America latina, sfoderando la sua grinta vulcanica «Quando mi rivedo dentro questa suggestiva armatura, rivivo gli entusiasmi e le soddisfazioni delle competizioni agonistiche a cui partecipavo -afferma oggi Pietro Marchetta – e dalle quali uscivo spesso vincitore».

C’era tanto bisogno di riscatto, di sfida per provare a se stessi e al destino che anche chi proviene da situazioni svantaggiate può un giorno ritagliarsi un piccolo spazio di celebrità. Pietro Marchetta, 54 anni, è tornato a Filicudi trent’anni dopo: “Più ospitale ma più abbandonata, rispetto al ’61, l’anno del distacco”, dice oggi. «A Buenos Aires ho studiato elettronica, ho lavorato, ho messo su famiglia ma non ho distolto lo sguardo da quelle piccole cose all’apparenza superflue – continua Pietro Marchetta – Dal ‘91 vengo quasi ogni tre anni per l’intera stagione estiva; di Filicudi mi mancava la sorella più grande, rimasta sull’isola perché si era appena sposata e qualche compagno di scuola. Gli altri erano già partiti tutti». Nascere su di un isola è come imparare ad andare in bicicletta: quando Marchetta ritorna dal sud America torna il ragazzo di Filicudi: «Oggi l’attrattiva dell’isola è sicuramente il mare con le sua acque calde e cristalline, le patelle, e soprattutto, oltre l’ottimo pesce, i polipi. Quasi ogni giorno, infatti, mi attrezzo di maschere, pinne e fiocina e nuoto tanto, e se poi c’è da portare a casa un po’ di frutti di mare faccio l’utile e il dilettevole. Il mare comunque non è più pescoso come ai miei tempi.

La sera quando si andava a totani si tornava carichi anche con la luna piena, ora si rischia spesso di ritornare a riva a mani vuote. Non posso neanche dimenticare la carne dolce delle tartarughe marine di primavera, di cui andavamo tutti ghiotti. Anche la terra fa bene la sua parte: capperi fichi e fichi d’india; ne trovi a volontà; tant’è che alla partenza mi ritrovo con qualche chilo in più. In Argentina un paese circa sette volte più esteso dell’Italia, non trovi niente di tutto questo”.

Gabriella Federico