Si è spento a Roma l’ingegnere Domenico Cannata. Con la sua professione contribuì allo sviluppo di Villafranca ed è suo anche il progetto della Chiesa di Nostra Signora di Lourdes, Il ricordo sul filo della memoria di Bauso raccontato

VILLAFRANCA TIRRENA (8 dicembre 2017)- A 97 anni (il 2 dicembre scorso) se n’è andato un altro pezzo della storia recente del paese: l’ingegnere Domenico Cannata. I suoi l’ultimi giorni li ha trascorsi a Roma, dal figlio Giovanni, anche lui ingegnere con specializzazione idraulica. Nella capitale vive e lavora anche la figlia Olivia, dirigente statale, mentre la professoressa Angela, l’altra figlia, insegnante come la madre scomparsa molto presto, lavora nel messinese. Persona discreta, seria, ma disponible con tutti, Domenico Cannata era figlio di uno storico imprenditore che produceva laterizi nella zona di Saponara, tanto che la “fabbrica” di famiglia, negli anni Novanta, è stata vincolata – per le sue particolari caratteristiche- dalla Soprintendenza per i beni culturali. L’ingegnere Cannata aveva il suo studio con annessa abitazione nella centralissima via Nazionale: per arrivarci si scendevano un paio di scalini e nelle piccole stanze dove progettava e svolgeva la sua attività professionale non mancavano strumenti antichi ma efficaci, come una calcolatrice scientifica meccanica che sembrava -tanto era complessa- l’“enigma”, il marchingegno per cifrare i messaggi inventato dai tedeschi durante la seconda Guerra Mondiale. Ingegnere calcolista molto attento agli aspetti architettonici dei suoi progetti, iniziò l’attività disegnando l’ampliamento e la ristrutturazione della sua abitazione di via Nazionale, la cui nota caratteristica era rappresentata dalla facciata rivestita da mattoncini rossi, secondo uno stile molto diffuso nel resto d’Italia, ma la cui importazione nel paese tirrenico comportò per qualche giorno il blocco della produzione di mattoni pressati standard nell’impresa di famiglia, per lasciare spazio ai mattoncini spessi alcuni centimetri, adatti per l’opera di rivestimento. Il color mattone, quel particolare rosso, accompagnò la vita dell’ingegnere Cannata anche nelle sue scelte in tema di automobili: la prima fu una Ford Anglia, il cui tetto, una volta dismessa, emergeva, a seconda delle piene, dal letto del Torrente Santa Caterina. Rossa, come la Seicento e la favolosa Lancia Fulvia coupè, con la quale fu uno dei primi cittadini a percorrere per la prima volta il tratto autostradale Villafranca-Messina, appena inaugurato negli anni Settanta. Sul fronte professionale, la villa dell’allora farmacista Antonino Bonanno, realizzata sempre negli anni Sessanta e visibile ancora oggi all’inizio di via Baronia, fu uno dei primi progetti di un certo rilievo di Domenico Cannata. Una residenza splendida in ogni sua componente interna ed esterna, oltre che figlia del gusto più raffinato del tempo in cui fu realizzata. Ovviamente esiste una lunga sfilza di progetti realizzati in tutta la provincia di Messina e nella stessa Città dello Stretto, ma a Villafranca l’ingegnere Cannata sarà ricordato, in modo particolare, per il suo fiore all’occhiello dal punto di vista professionale: la progettazione della Chiesa di Nostra Signora di Lourdes. Anche in questo caso fu scelta una strada coerente con il gusto del tempo, che privilegiava strutture innovative dal punto di vista delle linee lasciando ampio spazio all’utilizzo del calcestruzzo armato a vista dominante sulle forme, quindi consacrandole come indistruttibili in terra di forte rischio sismico.
Domenico Cannata fu tra i primi a riscoprire la Storia di Pascal Bruno, il brigante di Bauso (vecchio nome di Villafranca Tirrena) le cui gesta furono raccontate da Alessandro Dumas padre. Prima di ogni altro entrò in contatto con il libro di Dumas, di cui conservava come reliquia una copia del contenuto realizzata con la macchina da scrivere.

Francesco Venuto

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